Uscire della politica delle emergenze si può

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Oggi è un lunedì triste. Mentre Emilia e Liguria piangono, ci rendiamo sempre più conto che le istituzioni locali non riescono a garantire una concreta gestione del territorio; e la classe politica nazionale, chiusa nei palazzi del potere, è lontana dai bisogni reali, impegnata solo a far quadrare astrusi conti come richiesto dai potentati europei.
L’Emilia in poco più di un anno e mezzo ha subito terremoto, trombe d’aria e ora l’alluvione, dovuto ad un’anomala rottura degli argini del fiume Secchia, ed è dal maggio 2012 che sta lottando affinché il Governo si occupi seriamente della ricostruzione post-sisma.
Siamo bravissimi nei primi soccorsi, protezione civile, vigili del fuoco e tutte le forze dell’ordine lavorano egregiamente in questi frangenti, ma non basta più a rassicurarci, non possiamo ridurci alla politica delle emergenze. Mettere in sicurezza preventiva il territorio significa secondo gli esperti del settore risparmiare dalle 5 alle 7 volte il denaro pubblico speso per l’intervento a emergenza avvenuta, e soprattutto dare certezze maggiori a chi vive e fa impresa in questi territori e quindi creare i presupposti per creare economia più stabile.
L’Italia, lo sappiamo bene, è tutta a rischio sismico e idrogeologico ma ciò non ci esenta dalla responsabilità di investire energie e risorse per evitare tragedie, per quanto umanamente possibile. Già a giugno scorso, il Movimento 5 Stelle aveva presentato una mozione, approvata a larga maggioranza, per impegnare il Governo ad interventi urgenti per il dissesto idrogeologico. Questo atto non può rimanere disatteso.
E’ vero, la legge di stabilità ha stanziato dei fondi, ma sono sempre briciole se pensiamo che nel 2012 furono stimate in circa 40 miliardi le risorse per mettere in sicurezza il nostro Paese solo dal punto di vista idrogeologico. Potrebbero sembrare investimenti imponenti per le nostre tasche ma sarebbero assai più produttive delle centinaia di grandi opere inutili in programmazione che per la maggior parte sono costituite da strade e autostrade.
Gli investimenti in edilizia pubblica per la messa in sicurezza del territorio sono invece opere che potrebbero portare veri benefici non solo dal punto di vista ambientale ma anche alla nostra economia in crisi. Tra l’altro in Italia paghiamo quasi 44 miliardi di euro all’anno di tasse ambientali ma solo l’1% è destinato alla messa in sicurezza del territorio.
Tutto ciò significherebbe finalmente per il nostro Paese uscire fuori dalla politica delle emergenze e volare alto. L’Emilia è pronta per questa scommessa e aspetta solo un segnale da parte del Governo ad esempio con una fiscalità di vantaggio nelle zone terremotate emiliane. Tra l’altro considerato il recente innalzamento generale delle tasse e balzelli tra caselli autostradali, benzina, servizi postali, tpl, tares, crediamo sia d’obbligo trovare ulteriori fondi da restituire ai servizi dei cittadini.