Il “bar e la parrocchia”, gli ipnotici orizzonti di Renzie

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Il bigliettino da Bacio Perugina lo lascia all’ultimo: “Questo Paese la pagina più bella non l’ha ancora vista“. Matteo Renzi parla alla Camera dopo 6 ore e mezzo di interventi (57) dei Deputati e la prima cosa che fa è divagare. Improvvisamente – da banche, scuola, riforme ed Europa – ci si ritrova a banchettare fra Michelangelo e Leonardo Da Vinci, a disquisire del fascino, della “forza” dell’emiciclo. Parla ai deputati come il fanciullino pascoliano di fronte all’Aula del Basile.
E fa appisolare, porta lontano il pensiero, genera momenti di smarrimento, soprattutto perché nel mentre arriva Letta e a lui è attribuito un applauso maggiore della somma al quadrato di quelli che il sindaco di Firenze prenderà. Anche Bersani è tornato in Aula dopo le vicissitudini sanitarie, e per lui è standing ovation. E mentre Renzi parla, la fila di persone che si presenta di fronte a Letta è lunghissima, tanto da non capire chi è il premier uscente e quello entrante.
Angelino Alfano sta di lato, ferma tutti e distribuisce pacche sulle spalle, fa “ok” con l’indice alzato, mostra le terga alla Brambilla. Il suo volto suggerisce l’espressione di una persona che si chiede: “Ma come cazzo sono riuscito a rimanere qui?“.
Intanto i commessi sono in pienissima attività, un ufficio postale in piena che distribuisce biglietti a destra e manca. Un centro direzionale che farebbe invidia alla Cosa nostra di Provenzano.
E, improvvisamente, mentre i pensieri vagano, ecco “il sogno europeo”: ah, c’è ancora Renzi che parla. Ma è solo un frangente perché si torna subito sul crinale della digressione con la citazione dell'”insegnante del paesello”, del bar e della parrocchia, e il programma sul lavoro che consiste nello “stare vicino ai disoccupati”. La Boldrini è anche costretta a suonare la campanella, un po’ per destare i deputati dall’ipnosi, un po’ per frenare chi cominciava a rumoreggiare e a ridacchiare anche nell’area piddina: dopo 30 minuti di supercazzola che neanche il Conte Mascetti avrebbe saputo far tanto, mo’ basta.
Alla fine sono sì e no 7 o 8 applausi, per nulla convinti, fatti solo dai membri del suo partito. Poi tutti tornano a guardare Letta (e Bersani) che non si è seduto nei banchi del PD e non ha applaudito neanche per finta.