Un Anno a 5 stelle
Erano “quelli con lo zainetto”. Qualcuno arrivò con un bimbo in braccio, qualcuno si perse per Roma, qualcuno non aveva neppure il coraggio di andare a ritirare il tesserino tanto gli sembrava incredibile.
Normali cittadini a Montecitorio, al Senato. “Ci vediamo in Parlamento”, aveva promesso Grillo per mesi. Sembrava solo uno slogan, la chiusura scontata di tanti post. E invece i cittadini arrivarono, ne arrivarono tanti, tantissimi, a decine, tra la curiosità e talvolta la derisione dei veterani di Palazzo: giornalisti, commessi, burocrati, impiegati e soprattutto parlamentari dei partiti. “Sono degli sprovveduti, li metteremo nel sacco come vogliamo” sorrideva qualcuno; “Tempo due mesi, e si adageranno anche loro tra auto blu e cenette nei ristoranti da 150 euro a testa, inglobati e inoffensivi”, teorizzava qualcun altro che ne aveva viste di tutte.
Ma i cittadini restarono cittadini. Affrontarono la difficile sfida a testa bassa, così come avrebbero fatto al loro posto milioni di altri giovani italiani: studiando, imparando, leggendo, trascorrendo nottate con il regolamento della Camera (la vera chiave per legiferare e per incidere nella politica); e poi cominciando a lavorare nelle Commissioni, documento dopo documento, senza trascurare nulla.
E, magia, hanno scoperto che questo sistema funzionava. Che davvero stavano cominciando a vedere risultati, e soprattutto, che un cittadino determinato e impegnato diventa in brevissimo tempo più bravo di qualsiasi parlamentare che scalda la poltrona per meriti non suoi o non sa neppure cosa stia votando su ordine del capo.
Non volevano dargli rispetto. Quegli stessi giovani, spesso plurilaureati, su cui si versano fiumi di lacrime d’inchiostro come “cervelli in fuga”, una volta nel Palazzo sono stati accusati, diffamati, derisi nel loro tentativo di cambiare il Paese. Oggetto di una continua campagna denigratoria come non si era mai visto prima.
Oggi, dopo un anno, fanno paura. Rappresentano una potenza rivoluzionaria, la forza della serietà, della preparazione, dell’onestà, della determinazione che riesce ostinatamente a cambiare il mondo. A cambiare un sistema marcio che sta distruggendo l’Italia. E gli attacchi non hanno fatto altro che affratellarli, unirli, fare di tante persone una cosa sola con un unico sogno.
Li avrebbero preferiti cervelli in fuga. Invece sono qui, e qui restano: guardate tutto quello che hanno fatto in appena un anno. A loro se ne uniranno altri, cittadini che vogliono riprendersi il Paese, e ci riusciranno. Sarà un piacere.