Il Def dell’austerità [VIDEO]


Il Governo ha presentato una nuova versione del Documento di economia e finanza (Def), principale strumento di programmazione economica che vincola la stessa Legge di Stabilità ai parametri di bilancio indicati.
La sostanza è che il deficit per l’anno 2015 viene ulteriormente dimagrito, attestandosi al 2,6%, invece che al 2,9% garantito da Renzi. Stiamo quindi parlando di una delle manovre più restrittive degli ultimi 20 anni, come dimostra l’assoluta mancanza di investimenti produttivi in settori ad alta occupazione.
Si è preferito puntare tutto sulla riduzione delle tasse per strizzare l’occhio alla grande impresa, ma lo si è fatto come al solito facendo pagare il conto a piccole imprese ed artigiani. La decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato, ad esempio, è prevista per il solo 2015 e non è completa (l’Inail si pagherà). Inoltre per finanziare questa nuova decontribuzione si azzera il regime precedente, la legge 407/90 che prevedeva il 100% di decontribuzione per le aziende del Sud Italia ed altre zone svantaggiate e il 50% per le altre ed era strutturale. La proposta del M5S, invece, è di prendere il meglio delle due soluzioni, estendendo la totale decontribuzione per le imprese anche al Nord e rendendola permanente.
Non bastasse questo, il Governo gioca con le sofferenze delle imprese anche sull’Irap. Lo sgravio previsto nella Stabilità sulla componente lavoro favorirà le grandi imprese che gioveranno del 70% delle risorse stanziate lasciando solo il 5% alle piccole, peraltro, la promessa riduzione del 10% dell’aliquota è sconfessata dal testo. A conti fatti, le piccole imprese subiranno un vero e proprio danno.
Cattive notizie anche per il regime dei minimi, con l’aumento della tassazione dal 5% al 15%. In merito a questo, vi diranno che con questo nuovo regime i contributi previdenziali saranno versati in base al reddito prodotto anziché sul minimale previsto dall’Inps per artigiani e commerciati. Dalle stime già elaborate si evince che, dal momento che ci sarà un pari o maggiore esborso, quanto veniva versato per i contributi sarà pagato in tasse. Non trovate che sarebbe stato più onesto far scegliere ai contribuenti per quale regime optare lasciando in vigore anche il regime degli ex minimi?
Anche sul TFR, cavallo di battaglia del Governo fino a poche settimane fa, si prendono in giro i cittadini. Se il lavoratore vorrà incassare subito parte della liquidazione, infatti, si vedrà tassato con l’aliquota ordinaria, invece che con quella agevolata prevista per il TFR classico. Tant’è che da questa operazione si prevede una maggiore entrata tributaria dell’importo di 2,2 miliardi. È evidente, allora, che le slide con le quali Renzi si fa bello davanti alla stampa e ai cittadini sono una caricatura della vera Legge di Stabilità, ennesimo massacro economico e sociale in salsa europea.
La ciliegina su questa torta avariata è senza dubbio la clausola di salvaguardia sull’Iva, per garantire il rispetto del deficit al 2,6% nel caso le coperture non reggessero alla prova della realtà. L’imposta più regressiva in assoluto, infatti, potrebbe esplodere fino al 25,5% nei prossimi tre anni, e anche l’Iva agevolata al 10% schizzerebbe al 13%. Per l’Europa dell’euro e dell’austerità questo ed altro. Parola di Matteo Renzi.



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