Il 2015 di Renzi: una tempesta perfetta di tasse

fulmini.jpg L’Italia dei lavoratori e delle piccole imprese è schiacciata da una pressione fiscale effettiva oltre ogni limite di sopportazione. Secondo lo studio della Fondazione dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Rimini, il peso delle tasse sul Pil si attesta al 52,2%, 8,4 punti percentuali sopra il dato “apparente” (43,8%).
La differenza si spiega facilmente: la pressione fiscale apparente comprende nel Pil il vasto settore del sommerso, mentre quella effettiva giustamente lo esclude, perché soggetto ad evasione fiscale e lavoro nero. Il 52,2% è quindi un dato molto più credibile, e rende giustizia dello sforzo enorme a cui sono sottoposti lavoratori dipendenti, contribuenti in regola e piccole imprese, costretti al tributo di sangue verso l’ennesimo Governo strozzino. Escludendo il sommerso dal Pil, l’Italia sale in cima alla classifica europea sulla pressione fiscale.
Secondo gli ultimi dati disponibili della Cgia di Mestre, riferiti al 2013, gli italiani hanno pagato in media nel corso dell’anno 11.735 euro fra imposte, tasse e contributi, considerando anche bambini e ultracentenari! Significa che il tributo di sangue richiesto a lavoratori e imprese è ben più corposo e, tra l’altro, continua ad aumentare.
In questa inarrestabile ascesa si inserisce l’infelice parentesi del Governo Renzi, che al grido di “meno tasse!” ha nascosto nuovi prelievi, diretti ed indiretti. Tra i primi si ricorda l’assalto ai fondi pensione e alle casse previdenziali, la tassazione ordinaria sul Tfr in busta paga (tassato al 17% invece che all’11%), la mannaia sul regime dei minimi, con partite Iva, precari e professionisti penalizzati da un’aliquota salita dal 5% al 15% e, ultimo ma non ultimo, il taglio da 208 milioni al fondo per la detassazione del salario di secondo livello.
Per la tassazione indiretta va ancora peggio: i tagli di 1,2 miliardi ai Comuni, 1 miliardo alle Province e più di 4 miliardi alle Regioni andranno a bruciare sulla pelle viva dei cittadini. Si tradurranno infatti in maggior costo dei servizi fondamentali o in tagli lineari agli stessi, e si tratta di scuola, sanità, trasporto pubblico…
Ma il peggio deve ancora venire, ed è marchiato a fuoco nel nostro prossimo futuro: le “clausole di salvaguardia” allegate alla manovra di Renzi daranno all’Italia il colpo di grazia economico e sociale. Sono previsti un aumento graduale dell’Iva fino al 25,5% nel 2018 (oggi è al 22%), un balzo dell’Iva agevolata fino al 13% nel 2017 (oggi è al 10%), ma anche una stretta sulle accise dei carburanti da 988 milioni nel 2015 e un’altra da 700 milioni nel 2018! I beni di prima necessità diventeranno sempre meno accessibili, soprattutto per disoccupati, precari e poveri, non protetti da nessuna misura di solidarietà sociale come il nostro reddito di cittadinanza.
Chi ride di fronte a questo scempio di ricchezze, lavoro e diritti? Solo una potente élite che ha nell’euro, nei trattati e nella Ue le sue armi di distruzione di massa. Il Governo Renzi impicca il suo Paese sull’altare della finanza europea ed occidentale, e lo fa aggiungendo al danno la beffa: annuncia ogni giorno dai salotti televisivi una rivoluzione delle tasse che non c’è mai stata, mentre cittadini e imprese stanno annegando. Una tempesta di tasse, dirette e indirette, calerà su milioni di famiglie e imprese già pericolanti. Nel 2015 di Renzi si salvi chi può…