Ora Napolitano rinunci alla carica di senatore a vita

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è dimesso dopo 9 lunghi anni al Quirinale. Dall’alto del colle quirinalizio, è stato regista indiscusso della politica italiana degli ultimi anni: il governo Monti, il governo Letta e infine il governo Renzi portano tutti la sua firma. Una trilogia che gli italiani non dimenticheranno facilmente e che al Presidente, ormai 89enne, deve essere costata fatica e sacrificio.
Lui stesso lo ha ammesso nel discorso di fine anno con cui ha salutato gli italiani: “Ho il dovere di non sottovalutare i segni dell’affaticamento e le incognite che essi racchiudono”. E lo ha ribadito oggi stesso, confessando di essere felice di tornare a casa perchè al Quirinale “si sta bene, ma è un po’ una prigione. A casa starò bene e passeggerò “.
Siamo certi che la sua felicità sia condivisa da molti italiani, sicuramente da quell’86% che si è detto favorevole alle sue dimissioni.
Mossi da queste certezze, ci permettiamo di dare al Presidente uscente un suggerimento: lasciato il Quirinale, rinunci anche alla carica di senatore a vita, che la Costituzione gli assegna di diritto. E’ la stessa Costituzione, all’articolo 59, a prevedere questa possibilità: “E’ senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica”.
Allora Napolitano rinunci! Ne avrà giovamento lui (che dopo quella del Quirinale, potrà evitare anche la ‘prgione’ del Senato e dedicarsi alla sua famiglia al meritato riposo) e ne avrà giovamento anche il Paese.
Rinunci, Napolitano, alla poltrona, all’ufficio a Palazzo Giustiniani, all’indennità e al vitalizio da senatore a vita, che andrebbero a sommarsi agli stipendi d’oro frutto di una vita intera spesa dentro i Palazzi della politica. In questo modo, le casse dello Stato risparmierebbero 21mila euro al mese, per un totale di oltre 276mila euro all’anno, tanto è il costo di ogni singolo senatore a vita.
Rinunci, Napolitano, a partecipare al voto del prossimo Presidente della Repubblica sapendo di aver già dato, più che poteva, il suo contributo.
Così facendo, Napolitano verrebbe ricordato non solo come il Capo dello Stato chiamato in causa nella trattativa Stato-Mafia, non solo come il capo dello Stato che ha firmato leggi che andavano rispedite indietro e sostenuto il governo Renzi, rendendosi complice dell’umiliazione quotidiana della Carta costituzionale e della democrazia nelle aule parlamentari. Lo ricorderemo, invece, anche come il primo Presidente della Repubblica che dando il buon esempio si è fatto da parte.