Le famiglie italiane NON si stanno arricchendo #Renzimente

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Del discorso di Renzi al Parlamento europeo è rimasto solo un ricordo: il presunto arricchimento delle famiglie italiane. Non potendo pescare alcun risultato dal suo inutile semestre di presidenza europeo, il premier si è letteralmente inventato una notizia.
Il Bollettino Statistico di dicembre dedicato alla ricchezza delle famiglie parla chiarissimo, e non proviene dai “gufi” del M5S, ma da Banca d’Italia.
Il dato più sintetico e importante è quello della ricchezza netta delle famiglie, che risulta dalla somma di attività reali (abitazioni, fabbricati, terreni, oggetti di valore, brevetti) e finanziarie (contante, depositi, risparmi postali, titoli, azioni, fondi comuni, crediti commerciali), a cui va sottratto l’ammontare delle passività finanziarie (prestiti ricevuti, mutui, debiti commerciali).
La ricchezza netta delle famiglie nel 2013 ammonta ad 8.728 miliardi di euro. Non bisogna farsi impressionare dal numero, che comprende decine di milioni di nuclei famigliari. La realtà è che rispetto al 2012 è certificato un calo di circa 150 miliardi di euro, pari all’-1,4% in termini nominali e all’-1,7% in termini reali (si aggiunge l’inflazione). Se si guarda la dinamica di medio periodo i dati sono ancora più impressionanti. Da fine 2007 al 2013 si assiste ad un tonfo tremendo del -8% in termini reali.
Inutile dire che anche i dati del 2014 seguono questa tragica tendenza. Secondo le stime preliminari, nel primo semestre ci sarebbe stato un altro calo della ricchezza netta del -1,2% in termini nominali, e il dato reale si attesta allo stesso livello, essendo l’Italia vicinissima alla deflazione. Una tragedia sociale che Renzi è riuscito a trasformare in un vanto da esibire in Europa in risposta alle critiche del M5S. Magie di un prestigiatore.
Entrando nei particolari di questa vera e propria erosione di ricchezza, va notato che a diminuire di più, negli ultimi anni, sono state le attività reali (a causa del crollo del valore delle abitazioni e dei fallimenti a tappeto delle piccole e medie imprese). Il calo è stato del -3,5% nel solo 2013 rispetto all’anno precedente e di un altro -1,2% nel primo semestre 2014. Non deve ingannare la lieve diminuzione delle passività finanziarie nel 2013 (-1,1%), perché in buona parte è dovuta ancora al fallimento delle imprese, con successiva estinzione del debito e aumento delle sofferenze bancarie. Peraltro nel primo semestre 2014 le passività finanziarie hanno ricominciato a crescere a ritmo spedito (+2,2%).
Ad aumentare nel 2013 dopo 8 anni di diminuzione sono state invece le attività finanziarie, e su questo dato Renzi ha costruito la sua menzogna. Ma la recente crescita delle attività finanziarie, in un contesto di generale impoverimento, è un sintomo positivo? Per niente.
La ragione è molto semplice: in un’economia in recessione da molti anni, con i redditi da lavoro in forte calo (precarietà più disoccupazione), il cittadino medio penserà a tutelarsi per il futuro, essendo il presente nerissimo. Questo significa che aumenterà la sua propensione al risparmio rispetto al reddito percepito. I cittadini investiranno in titoli sicuri o depositeranno sul conto bancario gran parte dei loro sempre più magri guadagni. Il dato sulle attività finanziarie sarà così preceduto da un rassicurante segno +, che in realtà è il più evidente sintomo del fallimento economico del Governo, perché maggiori risparmi in un’economia depressa faranno calare ancora i consumi, e con essi le vendite delle imprese. Il circolo vizioso si alimenterà ampliando ulteriormente la disoccupazione ed erodendo in breve tempo quei pochi risparmi accantonati.
Renzi mente, come sempre, ma ormai è costretto a farlo tanto palesemente da risultare grottesco. Chi può credere, infatti, che con decine di negozi chiusi in ognuna delle nostre città e la disoccupazione alle stelle, le famiglie italiane si stiano arricchendo? Solo un popolo allucinato da decenni di disinformazione può dare ancora fiducia al fedele servitore dell’euro e dei creditori esteri