Nella delega P.A. maggioranza infila ennesimo bavaglio ai territori

grandi_opere_grande_corruzione_20349.jpg Sbarazzarsi della partecipazione delle parti interessate nei processi decisionali autorizzativi, con l’obiettivo di realizzare opere spesso inutilizzate, come le TAV, i rigassificatori, le attività estrattive, le discariche e molto altro.
E’ la filosofia del governo Renzi, messa in pratica quotidianamente anche nelle Aule parlamentari per poter agire indisturbati, per mettere l’acceleratore a riforme portate avanti dal governo non per il Paese, ma solo per tutelare gli interessi dei grandi gruppi che ruotano intorno all’energia, ai rifiuti al cemento e all’asfalto.
Il primo passo in questa direzione è stato compiuto con lo Sblocca Italia, che ha posto le condizioni per semplificare la realizzazione di grandi opere – vedi le trivellazioni e le attività connesse agli idrocarburi- scavalcando la voce dei territori e degli enti locali coinvolti, che solitamente subiscono le criticità derivanti da questo tipo di infrastrutture.
Ora, a rafforzare questa strategia, ci pensa anche la delega sulla pubblica amministrazione, in esame in commissione al Senato, che va a modificare per l’ennesima volta la disciplina che regola la conferenza dei servizi, comprimendo i soggetti che vi partecipano.
Il relatore ha infatti presentato una serie di emendamenti in cui si prevede che alla conferenza dei servizi partecipi un unico rappresentante delle amministrazioni statali, designato dal dirigente dell’Ufficio territoriale dello Stato (non sappiamo con quali criteri). Questo significa che sarà un unico soggetto a sostenere la posizioni di una pluralità di interessi coinvolti, in teoria anche se dissenzienti tra loro.
Inoltre, alle amministrazioni assenti o che non si siano espresse nei termini previsti, viene fatto divieto di assumere determinazioni in via di autotutela. Tradotto: le amministrazioni che non saranno riuscite a produrre le proprie osservazioni in merito alla realizzazione di un’opera, non potranno più esprimersi. E soprattutto, se la fretta avrà partorito un progetto sbagliato, o che contiene sviste ed errori, non sarà più possibile – per queste amministrazioni – correggerlo autonomamente.
Accanto a ciò, c’è una progressiva riduzione dei tempi che i soggetti coinvolti hanno a disposizione per esprimersi e, cosa ancora più grave, un rafforzamento del silenzio assenso che viene esteso a tutte le amministrazioni pubbliche e non solo a quelle statali.
In questo modo il governo, attraverso questa legge delega, si lascia mano libera per poter imporre scelte non condivise ai territori interessati che spesso non si conciliano con il suo ambiente circostante, con la vocazione economica territoriale.
Il movimento 5 Stelle ha già presentato una serie di subemendamenti per sopprimere queste modifiche. E anche su questo, daremo battaglia.