No alle bombe in Libia, sarebbe il nostro Vietnam


Una guerra in Libia sarebbe una catastrofe, sarebbe il nostro Vietnam: se Gentiloni e Pinotti vogliono fare i marines, si accomodino pure. Spenderemo i loro stipendi da casta per cose più utili. Sono solo dei clown in un governo di improvvisatori.
Lo stesso governo che qualche giorno fa voleva mandare 5 mila nostri ragazzi al fronte senza un piano preciso, nè una strategia internazionale. Li avrebbe mandati al massacro. Poi hanno capito che il lavoro sporco, almeno per il momento, può farlo l’Egitto, e se ne sono lavati le mani.
Ma è evidente che sono in preda alla confusione più totale. Prima annunciano crociate a mezzo stampa e poi ritrattano. Questo è il chiaro segno dell’incapacità del nostro esecutivo di gestire le emergenze e le crisi internazionali.
Ora è chiaro perché dopo tre anni i nostri due marò sono ancora detenuti in India, ed è chiaro perché in Ucraina il commissario Mogherini è del tutto ininfluente. Sono dei semplici e dei poveri improvvisatori, nulla di più.
La guerra non è una partita a Risiko, l’Italia non può permettersela. Sul piano economico, sociale e politico, siamo un Paese in ginocchio. Intervenire militarmente in Libia, come abbiamo già sottolineato, sarebbe una catastrofe. Bisogna aprire una fase di riconciliazione nazionale il prima possibile.
Per questo noi continueremo a dire, sempre, no alle bombe, anche sotto l’egida dell’Onu!



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