La grande abbuffata dei privati sulla fibra ottica, mentre Renzi dorme

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Tutti rivoluzionari prima di salire a palazzo Chigi. Matteo Renzi nel 2012, mentre scalava il suo partito a suon di retorica e “rottamazione”, proponeva nel suo programma una rete a fibra ottica in mano pubblica. Ora che è al Governo, però, le sirene di Telecom si fanno sentire e il buon Renzi fa marcia indietro.
Un Governo deciso a diminuire il digital divide in tempi brevi potrebbe investire direttamente nella fibra ottica e garantire poi una seria concorrenza tra privati per accaparrarsi i servizi, mantenendo il possesso delle infrastrutture di rete. Renzi pensa invece ad un meccanismo di bandi pubblici, attraverso il quale i privati possano essere sussidiati per la costruzione della fibra ottica. Telecom, in questo modo, giocherebbe la parte del leone, grazie a palesi conflitti di interessi e l’aiuto di Berlusconi e Mediaset. Già, perché il disegno potrebbe essere ben più pericoloso di quello che sembra. Mediaset si starebbe impegnando infatti non solo nell’acquisto delle torri Rai Way (che riguardano le televisioni di vecchia generazione e la rete mobile), ma anche in una scalata a Telefònica (società proprietaria di Telecom Italia) che le potrebbe garantire un monopolio nel settore delle comunicazioni.
Il M5S vuole una fibra ottica in mano pubblica, al più presto. Rilanciare l’economia e garantire l’avanguardia tecnologica ai cittadini sono obiettivi che non possono essere subordinati agli affari di due colossi privati, come Telecom e Mediaset, i quali unendosi potrebbero lucrare su un servizio fondamentale. La retorica delle privatizzazioni ha mostrato negli anni tutte le sue enormi ipocrisie. Lo Stato non può stare a guardare mentre i privati si spartiscono il settore delle comunicazioni.
In tutto ciò Renzi tace, o peggio afferma da Vespa “che [Telecom e Mediaset] sono due aziende private, facciano quello che vogliono”. Viene il dubbio che il Patto del Nazareno, tra le altre cose, possa comprendere questa tragica garanzia a Mediaset: un monopolio nel sistema infrastrutturale del futuro.
Iniziamo dal sistema dei bandi pubblici. Roberto Sambuco, uomo forte del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) e di Infratel, società che fa i bandi di gara per assegnare i finanziamenti per la fibra, è attualmente consulente di Telecom Italia, attraverso lo studio Vitale & Associati per cui lavora.
Arriviamo poi a Berlusconi. Se le autorità brasiliane daranno il via alla cessione di GVT (gruppo Vivendi) a Telefònica, Vivendi (di proprietà di Vincent Bollore’, amico di Berlusconi e consigliere di Mediobanca insieme a Marina Berlusconi) diventerebbe azionista all’8% circa di Telecom Italia.
Inoltre, un 5-6% di Telefònica è stato trasformato in un convertendo, che permette di aggirare la trasparenza sulle partecipazioni, e potrebbe quindi essere acquistato da Mediaset senza passare sotto le lenti dell’opinione pubblica. Il convertendo potrebbe poi essere utilizzato, nel 2017, per entrare in possesso del 6,5% di Telecom Italia. I fondi per l’acquisto del convertendo potrebbero peraltro essere arrivati dalla recente cessione dell’11% di Mediaset Premium e della quota in Digital Plus proprio a Telefònica.
Un giro di affari che permetterebbe a Mediaset, alla fine dei conti, di possedere una quota di rilievo di Telecom Italia, che avrebbe in mano le infrastrutture della fibra ottica grazie al meccanismo dei bandi pubblici. E il cerchio si chiude.