Da Lupi a Delrio: le Infrastrutture passano alle coop

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E magari si vanterà anche della velocità.
Renzi, a pochi giorni dalle dimissioni di Lupi, nomina il nuovo Ministro delle Infrastrutture: il suo braccio destro di sempre, Graziano Delrio. Una velocità tale, che sembra quasi non aspettasse altro.
D’altronde, le Infrastrutture sono da sempre un Ministero assai “importante” (leggi: ghiotto). Lì si gestiscono le Grandi Opere, lì gli appalti, lì cemento e costruzioni. La torta che arricchisce e che corrompe.
E’ ora di cambiare aria! Ci pare di sentirlo il premier tutto contento, con la sua vocina da Crozza. E’ ora sì: dopo vent’anni di predominio democristiano, anche le coop vogliono la loro fetta di torta. Ne hanno avute ampi assaggi negli scorsi anni, sia chiaro, la spartizione funzionava alla grande, ma averne il controllo ha tutt’altro sapore.
Graziano Delrio è del PD ed emiliano, quindi assai distante -penserà qualcuno- da certi intrecci pericolosi che da sempre inquinano gli appalti. Distante sì, ma un poco “sottovalutatore”: come quando andò alla processione per il Santissimo Crocifisso in zona Crotone, sotto elezioni, nel feudo di quel Grande Aracri boss del reggiano in nome del quale la M5S Edera Spadoni fu addirittura minacciata. Ai magistrati la cosa piacque pochissimo, tant’è che Del Rio fu chiamato in Procura.
Forse sarà almeno competente in materia, dirà qualcun altro, a differenza del suo predecessore? Macché: Delrio è un medico, di ferrovie e viadotti ne sa meno di zero. Non sa far altro che promuovere opere inutili. Come fece da sindaco di Reggio Emilia, invadendo la città con rotonde, parcheggi sotterranei contestati, ed i mirabolanti Ponti di Calatrava costati decine di milioni di euro.
Però, visto che è endocrinologo, potrà forse consigliare una cura per il mal di fegato, che queste nomine assurde non smettono di provocare agli italiani.