Jobs Act: la “grande riforma” del lavoro di Renzi crea solo 13 contratti in più

lavoro scritte.jpg “Il Jobs Act di Renzi è già imploso. Non è mai partito. A certificarne la sua sua totale debolezza, inutilità ed inefficacia sono di nuovo i dati ufficiali. L’ISTAT ha già smentito i dati diffusi dal governo relativi alle pseudo “79 mila” assunzioni ed ora fa notare anche come nei primi due mesi del 2015 i rapporti di lavoro attivati sono stati 968.883, ovvero, solo 13 in più rispetto ai 968.870 dei primi due mesi del 2014″. Lo afferma la senatrice del Movimento 5 stelle Nunzia Catalfo.
“Sempre i dati ISTAT indicano che mentre il numero di assunzioni a tutele crescenti è aumentato, nel frattempo i contratti a termine e di apprendistato sono calati con l’effetto di un risultato nullo. Siamo davanti, infatti – prosegue la senatrice – ad una ‘riforma’ che ha introdotto una nuova tipologia contrattuale ‘contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti’ che nulla ha a che vedere con il contratto a tempo indeterminato storico. Un riforma che ha partorito un nuovo contratto precario, che si va ad aggiungere a tutti gli altri ancora vigenti.
Se il Governo Renzi avesse voluto davvero valorizzare il lavoro ed in particolare il contratto a tempo indeterminato, e non facilitare i licenziamenti, poteva mantenere in vita il contratto a tempo indeterminato storico concedendo sgravi contributi per gli imprenditori. Solo in questo modo i diritti dei lavoratori e gli aiuti agli imprenditori sarebbero stati entrambi tutelati”.
“Siamo davanti ad una riforma frutto dei ‘consigli’ dell’Europa e della Germania. Gli stessi che per anni hanno difeso la tesi: meno vincoli sul lavoro uguale più crescita e che ora affermano esattamente il contrario come ha recentemente attestato il Fondo Monetario Internazionale. Il Movimento 5 stelle ha da sempre ribadito che l’eccessiva flessibilità e la liberalizzazione avrebbero influito negativamente sulla crescita. Ora abbiamo, purtroppo, un’ulteriore conferma”, conclude la Senatrice Catalfo.