In Europa Acea si fa rappresentare da un indagato per estorsione

acea-1.jpg
L’Ing. Alfonso Messina è il dirigente responsabile della funzione Sicurezza e Tutela di Acea Spa, la municipalizzata del Comune di Roma che gestisce acqua e luce. Messina è indagato dalla Procura romana per turbativa d’asta, estorsione, violenza privata e omissione di atti di ufficio per una storiaccia tutta interna all’azienda, che riguarda l’appalto da 12 milioni di euro per il rinnovo del contratto sulla vigilanza privata della multiutility capitolina. Una storia, secondo i magistrati, fatta di bandi di gara costruiti su misura, minacce e ritorsioni.
Nonostante i gravissimi reati che gli vengono contestati, i vertici Acea non prendono nessun provvedimento nei confronti di Messina, che rimane lì dov’era e oggi continua tranquillamente a svolgere le sue funzioni. A pagare un prezzo salatissimo, invece, è la persona che aveva denunciato le irregolarità nel bando di gara, che da Roma viene trasferita a Frosinone.
Ma non è tutto: incredibilmente l’11 dicembre 2014 l’Ing.Messina viene spedito a Bruxelles a rappresentare l’azienda all’interno di un progetto sulla sicurezza finanziato dall’Unione europea: la municipalizzata capitolina, pagata con i soldi dei romani, rappresentata in Europa da un indagato per estorsione!
A rimanere al suo posto è anche l’altro manager indagato, Carlo Tarisciotti, colui che secondo i pm avrebbe gestito in maniera irregolare la gara d’appalto.
Possibile che nessuno abbia sentito l’esigenza di sospendere i due dirigenti o quantomeno di spostarli in un altro settore? Possibile che non ci fosse nessuno più adatto dell’Ing.Messina a rappresentare Acea e Roma Capitale in Europa? Possibile che paghino sempre gli onesti?
Di seguito l’interrogazione a risposta scritta presentata dalla portavoce Paola Taverna ai Ministri dell’Interno e delle Infrastrutture:
Interrogazione a risposta scritta
TAVERNA, AIROLA, CAPPELLETTI, CASTALDI, CATALFO, DONNO, GIARRUSSO, MORONESE, MORRA, PAGLINI, PETROCELLI, PUGLIA, SANTANGELO, SCIBONA – Ai Ministri dell’interno, delle infrastrutture e dei trasporti –
premesso che:
Acea, Azienda Comunale Energia e Ambiente, è una multiservizi romana attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente;
l’azienda costituisce una delle principali multiutility italiane, dal 1999 è quotata in Borsa ed il Comune di Roma ne detiene il 51% delle quote azionarie;
per gli appalti di lavori, beni e servizi rientranti nei Settori Speciali dell’Acqua e dell’Energia, Acea deve attivare procedure di scelta del contraente conformi a quanto stabilito nella Parte III del Codice Unico degli Appalti (D.Lgs. 163/2006);
nel maggio del 2014 un dirigente ed un quadro della security dell’azienda, rispettivamente ing. Alfonso Messina e sig. Carlo Tarisciotti, vengono sottoposti ad indagine da parte della Procura di Roma;
nei mesi antecedenti il responsabile della Security, Dott. Diego Lazzari, aveva denunciato al responsabile della funzione sicurezza e tutela, l’Ing. Alfonso Messina, che il sig. Tarisciotti avesse agito in maniera, quanto meno, irregolare nella gestione dell’appalto per la vigilanza;
dopo ripetute richieste, e dinanzi all’evidenza probatoria, l’ing. Messina veniva costretto a segnalare, seppur con un irragionevole ritardo, la vicenda all’ufficio del personale di ACEA SpA;
pertanto, veniva aperto un audit interno, dal quale emergeva che effettivamente il sig. Tarisciotti aveva agito illegalmente; ciò nonostante, lo stesso non veniva raggiunto da provvedimento di licenziamento, ma veniva sanzionato con la mera sospensione per 10 giorni ed al suo rientro veniva trasferito ad altra unità pur eseguendo la medesima attività che già espletava e nell’ambito della quale aveva commesso dei reati;
le indagini dei Carabinieri del Nucleo Operativo dell’Eur, hanno condotto all’iscrizione nel registro degli indagati dei sig.ri Tarisciotti e Messina per i reati di turbativa d’asta, estorsione, violenza privata ed omissione d’atti d’ufficio;
da notizie di stampa, La Repubblica del 10 maggio 2014, “Acea, inchiesta per appalto sulla security, indagati tre dirigenti” si apprende che “nel mirino del pubblico ministero Silvia Sereni c’è “il giallo” della chiusura della security interna, la gara d’appalto sulla vigilanza privata e sul portierato delle strutture”;
secondo il PM (Pubblico Ministero) si cercava, tra l’altro, di “pilotare” una gara di circa 12 milioni di euro nel triennio per l’istituto di vigilanza che se la sarebbe aggiudicata;
attualmente la società che gestisce il servizio è la Security Service e, secondo le accuse, i due manager avrebbero previsto dei requisiti “su misura” al fine di favorire una nuova aggiudicazione della gara alla stessa società per un ulteriore contratto triennale;
all’uopo, l’ing. Messina ha sollevato il dott. Lazzari dall’incarico che prevedeva la predisposizione del capitolato di gara, nonostante fosse il responsabile della security, avocandolo a sé e preponendo il sig. Tarisciotti come rappresentante nelle varie fasi della gara;
inoltre, sarebbero state effettuate minacce e pressioni da parte dell’ing. Messina sul sig. Cangini, comandante delle Guardie giurate della Security Service in servizio all’Acea, tanto da farlo rimuovere dal servizio presso ACEA e collocandolo in cassa integrazione dopo che quest’ultimo si era opposto alle reiterate richieste di Messina a produrre falsa documentazione e falsa testimonianza all’audit di ACEA al fine di vanificare le accuse nei confronti del sig. Tarisciotti;
dall’informativa di reato risulta, inoltre, che i vertici di Acea hanno soppresso, con un nuovo ordine di servizio redatto in sordina, l’ufficio della security aziendale, trasferendolo nella sede di Frosinone (dove non era prevista la security) e lasciando la sede principale della Capitale senza “intelligence”, pur trattandosi di un obiettivo inserito in quelli della sicurezza nazionale;
tale disposizione a giudizio degli interroganti appare come un atto ritorsivo nei confronti del responsabile della Security Service, che aveva denunciato il comportamento illecito del sig. Tarisciotti e dell’ing. Messina;
l’Acea, dopo essere stata informata, con la notifica dell’atto, dell’apertura delle indagini in capo ai due dirigenti, quale parte lesa, non ha preso alcun provvedimento nei confronti degli stessi;
nei confronti dell’ing. Messina non è stato nemmeno aperto un audit aziendale per accertarne le responsabilità, così come fatto nei confronti del sig. Tarisciotti e come previsto dal Codice Etico di ACEA;
Tarisciotti e Messinai hanno continuato e continuano a svolgere le stesse funzioni che svolgevano prima e nell’ambito delle quali, secondo il Pubblico Ministero, si sono resi responsabili di gravi reati;
inoltre, l’Ing. Messina, in data 11 dicembre 2014, anche se iscritto nel registro degli indagati per i suddetti gravi reati, è stato inviato da ACEA a Bruxelles per rappresentare all’Unione Europea un progetto di Security in cui ACEA è parte attiva;
considerato che:
nonostante l’attuale indagine in corso, i due manager sono rimasti, a parere degli interroganti irragionevolmente, nell’esercizio delle loro funzioni; per di più, l’ing. Messina si è anche occupato di preparare il capitolato di appalto per i recenti lavori di ammodernamento della Sala sicurezza di ACEA;
i recenti fatti emersi dall’inchiesta “Mafia capitale” hanno investito il comune di Roma, azionista di maggioranza di Acea spa, e comportato le dimissioni degli indagati del Campidoglio;
si chiede di sapere:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se ritengano sia ragionevole consentire che i due manager indagati continuino a svolgere le stesse funzioni nell’ambito delle quali, secondo gli atti di indagine, si sono resi responsabili di gravi reati;
se non ritengano inopportuna la permanenza nei rispettivi incarichi dei citati funzionari indagati e, in raccordo con l’Amministrazione coinvolta e nelle more degli accertamenti di competenza dell’Autorità giudiziaria, non intendano valutare l’assunzione di provvedimenti cautelativi, quali la sospensione dai rispettivi incarichi o, quantomeno, lo spostamento ad altro settore;
se non considerino lesivo dell’immagine del Comune di Roma Capitale, che un progetto di security di Acea spa sia stato rappresentato dinanzi alla Commissione dell’Unione Europea da una persona indagata di estorsione e concussione.