Lettera agli insegnanti: l’ennesima renzata del venditore al governo

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Tutti gli insegnanti italiani hanno un indirizzo mail loro riservato, che fa capo al Ministero. Una casella ufficiale, che serve per circolari e comunicazioni ministeriali, cose di lavoro insomma.
Non certo per la propaganda del governo, di partiti politici, o peggio di leader. Ma si sa, Renzi non è il tipo che badi a queste sciocche formalità: e così, per tessere le lodi della sua Buona Scuola presso la clientela che deve accattarsela, ha pensato bene di scrivere una mail a tutti gli insegnanti d’Italia usando le caselle del Ministero. Click e invio, una cosa veloce e tecnologica come piace al premier.
Evidentemente, se si è spinto a tanto, le proteste dei giorni scorsi devono essergli bruciate parecchio. D’altronde tutto il comparto scuola è da sempre vicino alla sua parte politica, e magari gli è venuto il dubbio di star perdendo un bel po’ di voti. Così, ecco la letterina-spot. Ci fosse un’anima nell’informazione italiana ad essersi stupita di tanta sfacciataggine, insegnanti trattati come sudditi o, peggio, come serbatoio di voti da infinocchiare fin dentro casa.
Alla letterina si aggiunge tanto di video girato nel suo bunker di Palazzo Chigi, in cui Renzi promette “sarò breve” e poi va avanti a lodarsi per ben 17 minuti. Niente slide, niente ebook: lavagna e gessetto. Forse nel tentativo di imitare analoghe performance di Obama e della Merkel (Renzi, si sa, da miles gloriosus qual è tenta in ogni modo di appaiarsi ai grandi leader mondiali), o forse nella consapevolezza che nelle scuole italiane la tecnologia è ancora ferma alle lavagne, malgrado le sue roboanti slides.
Ma qual è il contenuto di tutta questa operazione? A sentire il premier, la Buona Scuola è una roba superfantastica. Un elenco di cose meravigliose che risolveranno ogni problema. Un intervento senza precedenti nella storia dell’Italia repubblicana e pure di quella monarchica. In sintesi: una renzata.
Ovvero il solito trucchetto che ripete da mesi. Prima fa un insieme di proposte inaccettabili (dai superpoteri ai presidi, all’ingresso di privati e aziende nelle scuole, passando per categorie di migliaia di insegnanti “dimenticati”), sapendo bene che molte di queste proposte incontrano un’opposizione feroce; poi abbassa il prezzo, cercando di illuderci che davvero è venuto incontro al mondo della scuola; infine cerca di imbonirci per farci comprare questa riforma. Come un venditore qualunque che prima prova a venderti la sua merce a un prezzo altissimo, poi, vedendo che non ci riesce, lo abbassa un po’ ma… continua a venderti robaccia a un prezzo altissimo.
Il “dialogo” e il “confronto” che va sbandierando, poi, insieme alla sua commare ministro Giannini, sono la solita sciacquatura di piatti. Si finge di ascoltare, si finge di far partecipare, si finge di avere degli interlocutori, quando ormai si è capito che l’unico interlocutore di Renzi è se stesso. Ascolterà con tanta attenzione gli insegnanti, e poi farà come gli pare as usual. Cornuti e contenti, almeno nelle sue speranze.
Ma stavolta, a quanto pare, ha sbagliato i conti. Il mondo della scuola è pronto a disobbedire, pur di non farsi mettere i piedi in testa. Perché, vedete: gli insegnanti sono persone ragionevoli, disposte alla mediazione, disposte a mettersi in gioco come già fanno ogni giorno in aula. Ma se Renzi, come afferma tanto romanticamente, ha qualche ricordo dei suoi tempi di scuola e dei suoi maestri, dovrebbe ricordare qual è la cosa che fa più infuriare un insegnante.
Ed è provare a prenderlo per i fondelli.
(Appuntamento con il mondo della scuola martedì 19 Maggio davanti a Montecitorio. Non mancate!)