Pareggio di bilancio o diritti dei cittadini?

19059.jpg
La sentenza della Corte Costituzionale viene trattata dal Governo e da molti giornalisti quasi come un fastidio, o ancor peggio un ostacolo sulla via delle riforme che ci chiede l’Europa, e che guarda il caso non coincidono mai con gli interessi della collettività. Il malcelato disprezzo per la Corte è solo l’ultimo passo di un assedio alla democrazia costituzionale costruita dopo la Seconda Guerra Mondiale. Prima l’approvazione di una legge elettorale, l’Italicum, ancora peggiore del Porcellum, iper-maggioritaria e probabilmente incostituzionale, poi la marginalizzazione della minoranza Pd e la vuota retorica del decisionismo, alimentata in Parlamento a colpi di fiducia, e infine l’attacco all’unica seria opposizione, ignorata o decimata dalle espulsioni della fedele esecutrice Boldrini.
Il risultato è che solo due organi costituzionali sono rimasti a vegliare sulla nostra bellissima Carta: la Corte dei Conti e la Corte Costituzionale. Ma per quest’ultima si preannunciano tempi duri, se è vero che dei 18 miliardi di euro che il Governo doveva restituire, solo 2 rientreranno nelle tasche ormai vuote dei pensionati. Il “bonus” di 500 euro è il simbolo di una democrazia autoritaria, nella quale i diritti costituzionali vengono contrattati al ribasso con la scusa della difficile situazione finanziaria. Passaggio fondamentale di questa controrivoluzione è stato l’inserimento nella nostra Costituzione del pareggio di bilancio (riforma dell’art.81), sotto la pressione dell’Unione Europea e con la partecipazione appassionata di Monti e di tutti i partiti, senza dimenticare la fulminea firma del peggior presidente della repubblica di sempre: Giorgio Napolitano.
Come nota la senatrice M5S Elisa Bulgarelli, “la sentenza della Corte Costituzionale sulla cosiddetta legge Fornero mette in luce un aspetto inquietante del governo. Il sospetto è che sia in atto un attacco di tipo istituzionale a uno dei pochi organi rimasti che possa controllare e verificare l’operato dell’uomo solo al comando. Probabilmente si cercherà di far passare il concetto che, essendoci il pareggio di bilancio in Costituzione, le sentenze dovranno necessariamente tenerne conto; per essere chiari, vorrebbero mettere sullo stesso piano il pareggio di bilancio con i diritti dei cittadini, tarpando di conseguenze le ali a qualsiasi sentenza futura della Corte in un momento in cui molti provvedimenti dell’attuale governo saranno posti al vaglio e pensando di poter monetizzare i diritti dei cittadini“.
Va detto con chiarezza: lo Stato non è una famiglia e neppure un’azienda, e ha tutti i mezzi, se non li svende ai burocrati della finanza, per sostenere economia, diritti e occupazione spendendo a favore dei cittadini più di quello che toglie loro con le tasse. Il miracolo economico italiano è stato costruito intorno al ruolo attivo di uno Stato con la sua moneta, la sua Banca d’Italia e con la possibilità di controllare la speculazione finanziaria e bancaria attraverso la supervisione del credito.
Dobbiamo cancellare la tragica Seconda Repubblica e l’incubo renziano per tornare a pretendere dallo Stato quello che ai cittadini è riconosciuto dal migliore compromesso politico della nostra storia: la Costituzione del 1948. Riprenderci i diritti fondamentali non significa tornare indietro, ma poter di nuovo guardare avanti.
L’Art.81 riformato nel 2012 è incompatibile con i diritti Costituzionali, come lo è il Trattato di Maastricht e la moneta unica europea. Voltiamo pagina, prima che della nostra Carta rimangano solo i brandelli. O il pareggio di bilancio o la Costituzione!