#MafiaCapitale: centro d’accoglienza a Velletri, la nostra denuncia un anno fa

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I tentacoli di Mafia Capitale sono arrivati anche a Velletri (Roma), andandosi a nutrire con quello che doveva essere un centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati ed è invece diventato l’ennesimo caso di corruzione e malaffare. E’ la vicenda legata allo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), il centro di accoglienza che il Movimento 5 Stelle, con il consigliere comunale Paolo Trenta, ha denunciato per primo, presentando anche un’interrogazione al Ministro Alfano e un esposto in Procura sottoscritto da Trenta e dalla senatrice Elena Fattori.
I fatti che oggi emergono dalla seconda puntata dell’inchiesta dei magistrati romani ci danno ragione e nell’elenco dei 44 arrestati con l’accusa di fare affari con Salvatore Buzzi e i suoi sodali, troviamo anche Tiziano Zuccolo, il responsabile del consorzio di cooperative sociali “La Casa della Solidarietà” che si è accaparrata il progetto SPRAR con procedure non trasparenti e che proprio per questo avevamo segnalato alla magistratura.
Siamo alla fine del 2013 e il Comune di Velletri in un primo momento assegna il servizio di organizzazione e gestione del centro d’accoglienza al consorzio di cooperative “La Casa della Solidarietà” senza bando di gara. Dopo le nostre pressioni, si riaprono le procedure ma viene fatto un bando costruito su misura sull’unica cooperativa che poi parteciperà e vincerà l’appalto: la ‘Domus Caritatis’, guarda caso figlia del consorzio “Casa della Solidarietà”. In ballo ci sono due milioni di euro di soldi pubblici.
Oltre all’esposto in Procura viene presentata un’interrogazione in Senato. All’interrogazione risponde il sottosegretario del Ministero dell’Interno, Domenico Manzione, che difende l’operato dell’amministrazione. Manzione, infatti, ritiene che “per l’affidamento dei servizi in questione, il Comune di Velletri abbia seguito una procedura conforme alle disposizioni del bando ministeriale” e che “nessun danno è stato arrecato ad altri enti locali, partecipanti al bando ma non ammessi al finanziamento“. Era il 18 febbraio 2015: a distanza di nemmeno 4 mesi, il Ministero è stato clamorosamente smentito e colui che avevamo indicato ai magistrati è finito agli arresti domiciliari.