Ordini professionali e doppie poltrone: il TAR ci dà ragione

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Ricordate la battaglia del M5S contro “I quattro dell’Ave Maria“? Una battaglia nata oltre due anni fa, e condotta attraverso atti parlamentari, richieste di parere all’Anac, audizioni, secondo il principio di lotta senza quartiere a tutte le lobby, le caste e i privilegi, contro la corruzione e l’opacità del sistema politico ed economico. E in particolare, contro quattro alti dirigenti di ordini professionali che, incuranti del conflitto di interessi e del doppio stipendio, nonché delle norme anticorruzione, siedono imperterriti in Senato.
Senatori della repubblica nonché Presidenti o vicepresidenti di ordini professionali hanno fatto di tutto pur di non adeguarsi a tali norme e conservare la loro doppia poltrona incompatibile proprio per le norme sull’anticorruzione.
Per tutelare questo sistema opaco, poi, si sono tristemente scomodati fior fiore di costituzionalisti ed ex ministri che con pareri, per l’appunto stravaganti, hanno descritto enti pubblici che, “unti dal signore”, erano intoccabili per la trasparenza e per la prevenzione della corruzione. Sì, come gli Intoccabili descritti dal giornalista Stefanoni nel suo libro e raccontati proprio pochi giorni fa nell’intervista sul Blog di Beppe.
Ma finalmente è stata fatta giustizia, e per i Quattro dell’Ave Maria possiamo dichiarare il “game over”. Il TAR del Lazio con sentenza pronunciata il 24 settembre 2015 ha ritenuto infondato il ricorso presentato dal Consiglio nazionale forense (e dagli ordini provinciali) contro la delibera dell’ANAC che obbligava gli ordini e collegi professionali ad adeguarsi alle norme sulla trasparenza e sulla prevenzione della corruzione.
I giudici amministrativi, insomma, danno pienamente ragione al Presidente dell’Anac Raffaele Cantone ma, soprattutto, confermano da cima a fondo le ragioni della nostra battaglia.