Petrolio, su fiammate a Viggiano imbarazzante risposta del governo
Roma, 15 gennaio 2015 – «Serve un’indagine che verifichi quanto accade nel Centro Olio di Viggiano, impianto industriale dove viene trattato in prima istanza il petrolio estratto in Basilicata. Bisogna verificare gli effetti dell’attività estrattiva sulla salute della popolazione e sull’ambiente della valle lucana, oltre che un adeguamento dei limiti delle emissioni di idrogeno solforato prodotte dal Centro Olio che – come da letteratura scientifica – supera di 6000 volte i limiti suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità, mettendo a rischio la salute dei lavoratori del centro, la popolazione, le produzioni agroalimentari e l’habitat lucano»: lo ha detto in Aula la portavoce M5S lucana Mirella Liuzzi in un’interpellanza urgente.
«La risposta del Governo è stata a dir poco imbarazzante. In primo luogo perché è stato detto che i controlli sulle fiammate e sulle emissioni devono essere effettuati dallo stesso gestore dell’impianto, cioè dall’Eni. Ancora una volta il paradosso di un controllore che è allo stesso tempo il soggetto controllato. Inoltre è stato anche affermato che le fiammate non devono preoccupare e che l’idrogeno solforato prodotto dallo stabilimento industriale è addirittura inferiore ai limiti dettati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Peccato però che il Governo non abbia fornito nessun dato certo e alcuna fonte a riguardo. Infatti ogni volta che è stato presentato un emendamento dal M5S per abbassare i limiti, è stato puntualmente bocciato. Non è ovviamente possibile fare riferimento ai blandi pareri dell’Arpab, che è lo stesso ente pubblico preposto ai controlli, oggi sotto indagine della magistratura, che ha contestato proprio le valutazioni rassicuranti dell’ente sul livello di emissioni in Val d’Agri. Gli studi condotti dall’autorevole Università di Los Angeles redatti dalla Professoressa Maria Rita D’Orsogna, ci dicono invece che esiste una correlazione tra le malattie che colpiscono la popolazione, l’ambiente della Val d’Agri e le emissioni di acido solforico – anche a basse dosi – prodotte dal centro».
«Il petrolio che viene estratto in Basilicata è di pessima qualità e copre solo il 6% del fabbisogno nazionale. La Basilicata, che si sta letteralmente spopolando, ci è stata descritta per anni come il Texas italiano. I fatti hanno dimostrato che questa avventura petrolifera ha prodotto, al contrario, danni, malattie e nessun ritorno in termini di occupazione e sviluppo. Ed oggi, anche indagini giudiziarie. Trentasette avvisi di garanzia sul centro Olio di Viggiano. L’inchiesta tocca tutto il c.d. “sistema rifiuti” della Basilicata. Molti dei funzionari regionali e Arpab indagati per questa vicenda sono anche rinviati a giudizio per disastro ambientale nella vicenda Fenice, l’inceneritore di San Nicola di Melfi. In sostanza, ai poveri lucani il Governo del PD non fa mancare nulla, ma solo in termini di inquinamento. La magistratura sta procedendo ai controlli che la Regione Basilicata e l’Arpab avrebbero dovuto eseguire già da molto tempo per tutelare i cittadini lucani. Nonostante ciò, il Governo ha già tutti gli elementi per intervenire e per dare una risposta politica senza aspettare la fine delle indagini sull’illecito di rifiuti e disastro ambientale che ha coinvolto il Centro Olio di Viggiano. Serve un segnale forte. Risposte come quella di oggi, dedite al ‘tuttappostismo’ non fanno altro che continuare a prendere in giro i cittadini che devono subire le scelte di amministratori capaci di rispondere ad una sola logica, quella dei petrolieri. Il M5S a settembre del 2013, ha presentato una denuncia alla Commissione europea per l’ambiente, continueremo la nostra battaglia oltre che nel parlamento italiano anche nelle istituzioni internazionali».
Ecco l’intervento di Mirella Liuzzi in Aula e la risposta del governo