Il disastro del Governo sulle banche


Il MoVimento 5 Stelle ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del Governo, che è stata votata ieri sera in Senato e che ha prodotto un risultato forse prevedibile: 176 no e 84 sì. La ragione di fondo è semplice: questo Governo ha gestito il sistema bancario nazionale come peggio non si poteva, tra palesi conflitti di interesse e incapacità di proteggere il risparmio dei cittadini italiani. Sul primo punto le vicende sono note, ma è bene andare nei dettagli.
Banca Etruria – nella quale il padre del Ministro Boschi è stato vicepresidente, il fratello è tuttora dipendente e il Ministro deteneva 1500 azioni – è stata interessata da due provvedimenti governativi in pochi mesi. Il 24 gennaio la riforma della popolari, con la trasformazione di quelle con attivi superiori agli 8 miliardi in società per azioni. E il 22 novembre il cosiddetto decreto Salva-Banche, che ha garantito il risanamento della stessa Banca Etruria, provocando nel contempo ingenti perdite per piccoli azionisti e obbligazionisti subordinati. Già questo basterebbe per pretendere le dimissioni del Ministro Boschi e del Governo tutto. Non è accettabile che in pochi mesi una piccola banca di provincia vicinissima ad un Ministro sia al centro di ben due decreti del Governo. Ma il conflitto di interesse va ben oltre. La riforma delle popolari, infatti, è stata preceduta da evidenti speculazioni di borsa, in particolare sul titolo di Banca Etruria, con plusvalenze finanziarie stimate intorno ai 10 milioni di euro. È del tutto evidente che dal Consiglio dei Ministri sia uscita qualche informazione segreta che informava gli speculatori dell’imminenza del decreto. Non a caso è stato aperto un fascicolo dalla Procura di Roma nel quale è coinvolto Davide Serra, noto finanziatore del Presidente del Consiglio e fondatore della società finanziaria Algebris Investments, con sede a Londra.
Su Banca Etruria, però, non c’è solo l’ombra della speculazione, ma addirittura di quel ramo della massoneria che mira a stravolgere l’ordinamento costituzionale della Repubblica. È dagli organi di stampa e da testimonianze degli stessi protagonisti che siamo a venuti a sapere degli incontri romani tra il padre del Ministro Boschi, Pier Luigi, e alcuni faccendieri, tra i quali spicca Flavio Carboni, imputato in alcuni procedimenti penali per aver costituito l’organizzazione segreta conosciuta come “P3”. Nei colloqui Pier Luigi Boschi chiedeva a Carboni e agli altri faccendieri di indicargli un direttore generale adatto all’istituto di cui era vicepresidente. Una banca popolare vicinissima al Governo guidata da massoni conosciuti alle procure. E ancora: lo stesso Presidente del Consiglio è colpevole di conflitto di interesse diretto, dato che il padre, Tiziano Renzi, ha rilevato una società che ha tra i suoi soci la Nikila Invest, legata a doppio filo a Lorenzo Rosi, già manager della stessa Banca Etruria, e indagato dalla procura di Arezzo per aver finanziato con l’Etruria di cui era presidente una cooperativa di costruzioni di cui era ugualmente presidente. Non basta? C’è dell’altro. Il Governo è colpevole di aver eluso l’articolo 47 della Costituzione che tutela e favorisce il risparmio dei cittadini italiani. Il decreto Salva-banche ha infatti provocato perdite per oltre 430 milioni di euro, danneggiando 12.500 risparmiatori di piccola taglia, tutt’altro che speculatori. Questa, ancora più dei plurimi conflitti di interesse, è la colpa principale del Governo: sacrificare migliaia di cittadini per il semplice motivo che non si ha la forza e l’intenzione di opporsi alle folli regole europee che impediscono l’intervento dello Stato in situazioni di crisi bancaria. Mentre Paesi come la Germania hanno ripulito in questi anni il loro disastrato sistema bancario, l’Italia mette a repentaglio i piccoli risparmiatori con la scusa del bail-in europeo e dell’alto debito pubblico, reso insostenibile dallo stesso Governo, nel momento in cui ha accettato la logica perversa dell’austerità. Sulla gestione del nostro sistema bancario si schianta la credibilità residua del Governo. Conflitti di interesse, massoneria, fallimenti bancari, tragedie per migliaia di risparmiatori. Serve altro per chiedere la sfiducia di un esecutivo?