Scuola: Giannini e Faraone dovrebbero dimettersi

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Volevano abolire la supplentite e invece hanno solo prodotto disuguaglianza tra precari, lavoratori, scuole, studenti, tra insegnanti di ordine e grado. Ora l’unica cosa che devono fare il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e il suo sottosegretario Davide Faraone è dimettersi.
Oggi in audizione davanti alle Commissioni Cultura di Camera e Senato, il ministro ha continuato a difendere la sua indifendibile riforma. Ma i danni fatti da questo governo sono enormi: lo scorso anno abbiamo avuto 105mila supplenze annuali, docenti che per un solo anno insegnano in una classe per poi abbandonarla l’anno successivo, cosa che si ripeterà anche quest’anno, a svantaggio degli studenti, soprattutto di bambini e ragazzi disabili.
Hanno inventato l’organico potenziato trasformando i docenti aggiuntivi in tappabuchi dei colleghi che si assentono per uno o due giorni.
Hanno messo la vita delle persone, delle loro famiglie e dei loro bambini, in mano ad un algoritmo di cui non pubblicano il codice, nè pubblicano la graduatoria nazionale, con dati che dimostrano un errore ogni 4 operazioni di mobilità.
Hanno programmato il numero di assunzioni per ogni Regione e li hanno stravolti con le operazioni di mobilità facendo saltare tutta la programmazione.
Hanno scelto la via di un concorso che è partito tardi, è ancora in corso e si è svolto con numerose violazioni, errori ed approssimazione; hanno promesso di assumere tutti i nuovi docenti entro il 15 settembre e non ci sono riusciti.
La scuola dell’infanzia è stata dimenticata e le Gae non sono state esaurite.
Mantengono in vita un contributo volontario dei genitori che diventa tassa occulta d’iscrizione per pagare la carta igienica e le risme di carte per le fotocopie.
Mentono sui soldi stanziati per l’edilizia scolastica: la Giannini dice che il governo ha stanziato 6 miliardi di euro, ma la cifra reale è un miliardo e 1134 milioni, di cui 505 milioni sono stati spesi per l’operazione Scuole Belle, una mangiatoria creata ad arte che non ha portato a nessuna miglioria al mondo della scuola.
Di fatto oggi, secondo il rapporto di Cittadinanzattiva, il 54% degli edifici scolastici è situato in zone a rischio sismico e il 30% in quelle a maggior rischio; di questi solo l’8% sarebbe progettato secondo normativa antisismica e solo il 9% avrebbe la verifica sismica.