Camere di commercio, la riforma è dettata da Confindustria

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Roma, 3 novembre 2016 – «Il sistema camerale necessitava sicuramente di una riforma, che ne adeguasse funzioni e competenze, che affrontasse alcune distorsioni di rappresentatività delle imprese e le criticità della governance. La scelta del Governo invece è stata quella di adeguarsi alle richieste di Confindustria, che con lettera dell’allora presidente Giorgio Squinzi al presidente del Consiglio, il 7 aprile 2014, indicava come prioritario il contenimento dei costi del sistema camerale per le imprese, arrivando al punto di auspicare, se ciò non fosse stato possibile, il completo superamento del sistema camerale», affermano i parlamentari M5S Marco Da Villa e Gianni Girotto.
Le Camere di Commercio (Industria, Artigianato e Agricoltura) sono la casa delle imprese italiane. Molti le considerano inutili, finché non ne conoscono le funzioni e l’attività. Complice di questa percezione sicuramente è il fatto che i loro servizi sono spesso mediati e quindi messi in ombra da altri soggetti, soprattutto associazioni di categoria e professionisti.
Le Camere di Commercio in realtà sono gli enti più digitalizzati nel panorama della pubblica amministrazione, il registro delle imprese uno dei migliori strumenti di informazione economica, apprezzato anche a livello internazionale, e tutto ciò incide sulla spesa pubblica al netto degli interessi solo per lo 0,2%, come pure il costo del loro personale rappresenta lo 0,2% del costo totale per i dipendenti del settore pubblico.
«Il Governo e questa maggioranza hanno quindi deciso di dimezzare, in tre anni, il diritto annuale, praticamente l’unica fonte di finanziamento camerale. Con quali risultati? Un risparmio medio per impresa di 63 euro l’anno e per le ditte individuali, che rappresentano il 60% delle imprese italiane, di 2,6 euro al mese! Ma quello che per le imprese è un minuscolo risparmio, per il sistema camerale è un colpo mortale, che rende precario il futuro di 8000 dipendenti e rischia di compromettere seriamente l’adempimento delle seppur ridimensionate funzioni camerali. Nulla nella riforma serve a risolvere i problemi di rappresentatività delle imprese all’interno dei consigli, a eliminare possibili conflitti di interessi, a supportare le protagoniste della nostra economia in vista delle nuove sfide di “Industria 4.0”, tutte proposte presentate dal MoVimento 5 Stelle nelle varie fasi della riforma, ma rimaste inascoltate. Il M5S ritiene totalmente responsabile il Governo per i danni che questa riforma provocherà, e considera insufficienti a limitarli i seppur numerosi correttivi proposti nel parere – non vincolante – della maggioranza. Gli effetti negativi per le imprese che produrrà questa riforma saranno ancor più evidenti col passare del tempo. Una occasione importante per stimolare la modernizzazione del nostro tessuto imprenditoriale è stata sprecata».