Viareggio, M5S: condannato sistema di sicurezza RFI. Incubo prescrizione in secondo grado

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Roma, 31 gennaio 2017 – «La sentenza di Viareggio lo urla senza possibilità di smentita: è stato condannato il sistema di sicurezza del trasporto merci in Italia. Quello di Viareggio non è stato un incidente ma un omicidio di Stato»: è il commento dei parlamentari delle Commissioni trasporti di Camera e Senato.
«Noi lo abbiamo detto e ribadito: l’intero sistema è sotto accusa e oggi condannato. Le pene sono state dimezzate rispetto alle richieste dell’accusa ma i vertici di Rfi sono stati condannati. Adesso ci aspettiamo le dimissioni di Moretti da Leonardo e una presa di distanza immediata e inequivocabile rispetto ai dirigenti condannati – chiede Diego De Lorenzis, deputato M5S in Commissione Trasporti – Fin dal 2009 era stato promesso di rendere obbligatoria l’installazione del dispositivo antisvio per il trasporto di merci pericolose in quanto capace di arrestare immediatamente e automaticamente il convoglio nel caso in cui una ruota del vagone perda il contatto con la rotaia. i soliti annunci all’indomani della strage ma poi come sempre il Governo dimentica promesse e vittime, come Delrio che, dopo quella di Andria, aveva annunciato 1 miliardo e 800 milioni di euro svaniti nel nulla».
«Non vogliamo che quella di Viareggio diventi una delle tante stragi irrisolte del nostro Paese e soprattutto non lasceremo mai sole le famiglie delle vittime – scrive su Facebook la senatrice Sara Paglini che era a Lucca accanto alle vittime per ascoltare la lettura della sentenza – Combatteremo ancora, perché il secondo grado non vanifichi questa lunga lotta».
«Mauro Moretti, nominato Cavaliere del lavoro da Napolitano un anno dopo quella strage e successivamente “promosso” da Renzi a capo di Finmeccanica, dichiari immediatamente che rinuncerà alla prescrizione – sottolinea in un post su Facebook il deputato Alfonso Bonafede, della Commissione Giustizia – Un abbraccio va a tutti i familiari delle 32 vittime di quella strage che hanno atteso ben sette anni e sette mesi prima di arrivare alla sentenza di oggi. A loro che hanno creduto, senza se e senza ma, nella giustizia, lo Stato deve dare una risposta inequivocabile: una legge che impedisca che i reati per i quali è iniziato un processo possano cadere in prescrizione».