Raffineria Sannazzaro: suoli circostanti non monitorati

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Roma, 23 febbraio 2017 – «Non c’è carenza di personale, non c’è un problema di sicurezza, confrontando la dimensione degli impianti lombardi con quelli di altre città, e non c’è neanche un problema di gestione delle emergenze. Insomma: i tre incidenti degli impianti Eni della raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi sono stati una fatalità»: è il commento del deputato M5S Massimo De Rosa capogrppo in commissione Ambiente intervenuto durante l’audizione dei vertici Eni in Commissioni congiunte, ambiente e attività produttive alla Camera.
«L’Eni ci dice che al momento dell’incidente le posizioni e i turni erano coperti e lavoravano nell’impianto circa 1300 persone tra interni ed esterni. Ci sono vigili interni attivi 24 ore su 24 e personale formato per gestire le emergenze. Questo ci hanno detto in audizione. Dovremmo stare tranquilli? Neanche un po’. Visto che secondo le centraline dell’Arpa addirittura non c’è stata una variazione sulle rilevazioni della qualità dell’aria. L’Eni si attiene a quelle centraline che non hanno rilevato inquinamento nemmeno quando si bruciavano idrocarburi e idrogeno dalle 15 alle 19 come nell’incidente di dicembre. Come possiamo stare tranquilli?», attacca De Rosa.
Non solo.
«I sindaci sono stati informati in tempo reale- sostiene l’Eni – ma avrebbero deciso di non attivare le procedure di emergenza ma solo di far tenere chiuse le finestre. Tanta superficialità ci atterrisce e purtroppo non finisce neanche qui. Perché candidamente l’Eni ha confermato di non aver in corso un piano di monitoraggio dei suoli come prescritto dalla Via-Vas relativa all’impianto EST. Come si possono quindi monitorare eventuali inquinamenti? Come si possono controllare le condizioni di contaminazione se non esistono valori di partenza?».
«Non finisce qui. Vogliamo vederci chiaro e interverremo a tutti i livelli», conclude De Rosa