Ddl povertà: il solito bonus per pochi


C’era la possibilità di adeguare il welfare italiano, introducendo una misura seria di sostegno al reddito, a quello già esistente nella maggior parte dei paesi europei, ma questo governo, con l’approvazione del ddl povertà, ha rinunciato a farlo seguendo la politica dei bonus del governo precedente. Perché quello che oggi cercano di vendere politicamente e mediaticamente come una misura di contrasto alla povertà, non è altro che un ennesimo “bonus”. Una misura ereditata dagli spot a cui ci ha abituato il governo Renzi.
Nessun miglioramento del testo è stato consentito, ancora una volta alle opposizioni, negando così qualsiasi tipo di aiuto a milioni di persone che sono in difficoltà.
Ma entriamo nel merito.
Il ddl povertà, trattandosi di una legge delega che dovrà essere sviluppata con ulteriori decreti attuativi, non consente ancora di conoscere con chiarezza quanti saranno i beneficiari, così come non è nemmeno possibile individuare con esattezza l’importo del sostegno al reddito a cui avranno diritto. L’unico aspetto chiaro è che le risorse che intendono destinare al provvedimento sono del tutto insufficienti.
Si parla infatti, di poco più di 1 miliardo di euro, a fronte dei circa 15 miliardi che servirebbero per affrontare il problema seriamente. Eppure le risorse ci sarebbero. Quella che è mancata, invece, è stata la volontà politica. Volontà che non è mancata per destinare 20 miliardi di euro per il recente salvataggio delle banche (tra cui la banca amica del Pd, MPS) o per trovare ogni anno 10 miliardi di euro da destinare al famoso bonus degli 80 euro. Per non parlare dei circa 18 miliardi che costerà il cosiddetto Jobs Act, che è servito solo a precarizzare il mondo del lavoro.
A quanto pare, a beneficiare del “bonus” sarebbero soltanto alcune famiglie con figli minori o quelle con un membro under 55, escludendo così categorie fortemente penalizzate come quella dei pensionati o dei giovani. Eppure i dati parlano chiaro: più di 1 milione e mezzo di pensionati percepiscono una pensione inferiore a 500 euro al mese, negli ultimi anni 400 mila pensionati hanno abbandonano il nostro Paese per andare all’estero a cercare una vita dignitosa, la disoccupazione giovanile è intorno al 40% (in alcune regioni del Sud addirittura circa il 60%), 100 mila persone, soprattutto giovani, abbandonano ogni anno il nostro Paese.
Milioni di cittadini resteranno senza alcun aiuto. Ciò nonostante, i dati ufficiali evidenzino una situazione inquietante: la povertà è ai massimi storici raggiungendo i livelli del 2005, 17 milioni e mezzo di persone sono a rischio povertà o esclusione sociale, circa 10 milioni di persone non riescono proprio ad avere una vita dignitosa, oltre 4 milioni e mezzo di persone vivono addirittura in povertà assoluta, senza dimenticare gli 11 milioni di persone che non riescono ad accedere a cure mediche per mancanza di risorse. 
Se oggi si parla di contrastato alla povertà è grazie soprattutto alla battaglia portata avanti sul tema dal Movimento 5 Stelle, ma l’obiettivo da perseguire è quello di introdurre un reddito di cittadinanza condizionato che oltre a consentire di avere una vita dignitosa, garantisca il reinserimento nel lavoro e nel contesto sociale. Ciò che non farà il ddl povertà.
Per questo motivo, il Movimento 5 stelle non voterà contro, ma tenuto conto che il provvedimento verrà approvato a prescindere dai voti del Movimento 5 Stelle, il voto sarà quello dell’astensione, con la speranza di arrivare al governo per cambiare davvero il nostro Paese, e soprattutto il destino dei milioni di cittadini dimenticati da questo esecutivo.