Migranti sfruttati, bene arresti caporalato. Ma sola repressione non basta

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Roma, 5 maggio – “Apprendiamo con soddisfazione l’operazione ‘anti caporalato’ in provincia di Cosenza che ha portato a 14 arresti nei confronti di persone che, avvalendosi dell’intermediazione illecita dei caporali, sfruttavano lavoratori stranieri, come braccianti e pastori pagati pochi spiccioli, e che risiedevano come richiedenti asilo in due Centri d’Accoglienza Straordinaria. Un nuovo tragico volto del cosiddetto ‘business dei migranti’ che nega i diritti umani e dimostra il totale fallimento sia delle politiche d’accoglienza sia di contrasto del lavoro nero in agricoltura”. Così il gruppo Parlamentare del M5S. “Nell’attesa dell’esito delle indagini, ringraziamo la Procura di Cosenza e l’Arma dei Carabinieri ma è bene ricordare che la repressione non basta e che il peso della crisi migratoria e delle criticità ad essa connesse non possono restare solo sulle spalle di magistratura e forze dell’ordine. Se infatti da un lato quest’operazione dimostra che la cosiddetta legge ‘anti caporalato’, approvata in via definitiva alla Camera lo scorso ottobre anche col voto favorevole del M5S, sta dando buoni frutti, dall’altro è pur vero che l’iter da essa tracciato per prevenire il caporalato, non è ancora partito. Grave, infatti, che la ‘Cabina di regia e rete del lavoro agricolo di qualità’, ovvero l’organo che dovrebbe individuare misure sperimentali di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro in agricoltura, sia ancora ferma e non abbia prodotto soluzioni nonostante l’approssimarsi della stagione di raccolta del pomodoro. Il Governo risolva immediatamente il nodo dell’incontro tra domanda e offerta del lavoro in agricoltura, caratterizzato da una spiccata stagionalità, potenziando i Centri dell’impiego pubblici rendendoli adatti alle esigenze del settore nel rispetto dei diritti e della legalità”.