La politica ha deciso: la sanità pubblica deve morire

ospedalichiusi.jpg
Era tra le prime tre sanità pubbliche del mondo.
Ma la sanità italiana oggi sta morendo -uccisa- e i numeri spaventosi del rapporto Censis certificano, per l’ennesima volta, che il nostro sistema sanitario pubblico arretra a velocità sempre maggiore e, di questo passo, in pochi anni, il diritto universale alla salute come sancito dalla Costituzione diventerà lettera morta.
I numeri sono inappellabili. La spesa sanitaria (privata) degli italiani è salita a 35,2 miliardi di euro, con un balzo in avanti del 4,2% nel triennio 2013-2016. Ma il dato più impressionante è quello dei cittadini che nell’ultimo anno hanno rinunciato o rinviato prestazioni sanitarie. Si tratta di 12, 2 milioni: 1,2 milioni in più rispetto all’anno precedente.
La sintesi della situazione è preso fatta: da un lato, ogni anno un esercito crescente di cittadini rinuncia alle cure o le rimanda – principalmente a causa di difficoltà economiche -, dall’altro chi può permetterselo è costretto a migrare verso la sanità privata.
Questa è la verità. Nel frattempo il ministro della Salute, all’Assemblea mondiale della Sanità, afferma giuliva che in Italia abbiamo uno degli ultimi servizi sanitari universali rimasti, con standard elevati a costi ragionevoli. Cosa non si riesce a dire, pur di fare bella figura.
Ma se si volesse davvero fare bella figura con i cittadini, e non con i comitati internazionali, basterebbe investire molte più risorse e spendere meglio i fondi, invece di chiudere gli ospedali. Le ricette per salvare la sanità pubblica esistono, ma ci vuole la volontà politica di farlo. Certo, “se si volesse”: perché noi pare, invece, che la volontà politica qui vada proprio in direzione opposta.
Portavoce Comm. Affari Sociali, M5S Camera