L’Europa, la Grecia e il cibo scaduto

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L’Europa doveva essere come una “mamma”, doveva unire i Paesi aderenti, doveva alimentare la solidarietà tra i popoli, doveva aiutare i più deboli attingendo risorse dai più forti, doveva tutelare la salute dei cittadini, il diritto al lavoro, la qualità della vita. Doveva. Perché poi dai buoni propositi sociali si è passati alle fredde norme contabili: Maastricht, Fiscal Compact, Two Pack.
Il tutto sotto il ferreo controllo dei burocrati della cosiddetta Troika (Commissione Europea, BCE e FMI) non eletti da nessuno, ma padroni del destino dei popoli dell’Unione Europea.
Il risultato di queste cieche scelte politiche è la Grecia: prima nazione che ha perso ogni briciola di sovranità, finita sotto il controllo della Troika e costretta ad elemosinarne l’aiuto in cambio della distruzione dello stato sociale. E in questi ultimi mesi in Grecia è in atto la tanto temuta deflazione: originata dalla crisi e accentuata dall’azione della Troika.
I più importanti operatori commerciali chiudono per mancanza di prospettive di sviluppo. La disoccupazione è arrivata a livelli insostenibili: il 28% delle persone non lavora, quasi uno su tre. Per i giovani trovare lavoro è un’utopia: il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 60%. Davanti alle motorizzazioni di assiste a file interminabili di persone che consegnano la targa della propria automobile poiché impossibilitate a pagare il bollo. Le medicine scarseggiano perché lo Stato non è un pagatore sicuro. Di conseguenza ammalarsi è un rischio sempre più elevato. I cittadini Greci non comprano più nulla: la deflazione spinge a rinviare gli investimenti e gli acquisti in attesa di cali sempre più consistenti dei prezzi alimentando così la spirale recessiva. E calano anche gli stipendi poiché la Grecia deve recuperare competitività e non può ricorrere a una svalutazione della (non) sua moneta.
Anche i prezzi dei servizi diminuiscono: i piccoli artigiani pur di non perdere la clientela applicano sconti anche del 20% adeguandosi ai nuovi livelli dei salari. I negozi chiudono: soprattutto nei centri un tempo importanti dove i costi di esercizio sono diventati insostenibili. Nei supermercati è stato dato dal Governo la possibilità di vendere cibo scaduto. In tutto ciò la Commissione Europea giudica normale questa situazione poiché facente parte del processo di aggiustamento dell’economia.
Il Giappone, paese ben più ricco e con molte più risorse della Grecia, ha impiegato 15 anni per risollevarsi da una situazione simile, per la Grecia si è stimato almeno 20 anni per tornare ai livelli pre-crisi. Vogliamo davvero spazzare via un’intera generazione? Ma quale madre coscienziosa darebbe a suo figlio del cibo scaduto? Quale essere umano abdicherebbe ai più basilari diritti in cambio di fredde regole contabili? E’ davvero questo il futuro che vogliamo? I cittadini devono essere liberi di scegliere il mondo in cui vivere e far crescere i propri figli. Per fare ciò dobbiamo tutti essere portavoce della conoscenza, dobbiamo sviluppare la consapevolezza e poi decidere tutti insieme, attraverso un referendum, cosa dovrà esserne della nostra nazione nell’Europa. Ne va del nostro futuro e di quello delle generazioni a venire.
Sebastiano Barbanti – Commissione Finanze, M5S Camera