Ferrovie dello Stato: il regalo di Natale del governo agli “amici”


Più che una privatizzazione è un saldo di Natale. Una svendita di stagione, un mezzo regalo agli amici. Con buona pace dei gioielli di famiglia e di una delle infrastrutture più strategiche e importanti d’Italia.
Il governo mette in vendita Fs. Lo fa per fare cassa. Lo fa senza razionalizzare il piano. Servono soldi, e in nome di un’esigenza di contanti rinuncia a una delle infrastrutture principali e la svende. Insomma, è come vendersi i tubi dell’acquedotto per poter erogare acqua frizzante.
Ferrovie dello Stato italiano Spa rappresenta una delle più grandi realtà industriali del Paese con un personale di circa settantamila persone chiamate a gestire oltre 8mila treni al giorno, 600 milioni di passeggeri e 50 milioni di tonnellate-merci all’anno su un network di oltre 16.700 km.
Lo stesso presidente uscente Marcello Messori, in una recente intervista, avrebbe affermato che privatizzare le Ferrovie così come sono “rischia di tradursi in una svendita del gruppo Fs (3,5/4 miliardi per il 40 per cento delle quote proprietarie)…. che porterebbe a incassi pubblici pari alla metà o a un terzo di quelli promessi dalla privatizzazione a stadi”.
Eppure un modo per far quadrare i conti ci sarebbe. Lo abbiamo sottolineato in numerosi emendamenti, ordini del giorno, audizioni in Commissione.
Basta una razionalizzazione di opere inutili, e anzi dannose, a far quadrare i conti. E quindi: stop alla Torino-Lione, al Terzo Valico di Giovi, al Mose, alla Pedemontana Veneta, la tangenziale esterna et di Milano. Interrompiamo il flusso costante e continuo di soldi a progetti inutili o peggio dannosi. Lo abbiamo chiesto al governo attraverso una mozione letta in aula da Diego De Lorenzis: di elaborare una nuova, più seria e più lungimirante politica di abbattimento del debito pubblico che non preveda l’alienazione del patrimonio che risulta invece essere dannosa e controproducente, producendo degli effimeri e temporanei risultati di cassa, persino dannosi nel lungo periodo.
Stop alla privatizzazione delle Ferrovie, sì a un piano per il Trasporto pubblico locale. Il nostro Tpl cade a pezzi: il fondo nazionale è sempre più iniquo e risicato, e soprattutto arriva sempre in ritardo, le Regioni sono allo sbando. Il cerino rimane in mano ai cittadini: milioni di pendolari fanno i conti con un sistema devastato. Migliaia quelli che scelgono i l trasporto privato per l’inadeguatezza di quello pubblico.
Diciamo al governo: stop alla privatizzazione, stop alle opere pubbliche inutili e con i soldi risparmiati aiutiamo il bistrattato sistema di trasporto pubblico. Per un’Italia davvero europea, invertiamo subito la rotta.