L’inchiesta Consip fa tremare “l’Organizzazione Renzi”

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Politica locale, ambizioni nazionali, amici, parenti, nomine, affari privati, affari pubblici, appalti, banche, società pubbliche, questi i settori dell’organizzazione di Renzi.
La Consip, cioè appalti di Stato per 3.7 miliardi di euro, è una torta grossa per l’Organizzazione e allora ci mettono a capo un compaesano. Uno a cui poi andare a chiedere favori, agevolazioni per raggiungere le loro finalità, cioè Luigi Marroni.
Ma proprip l’A.d. di Consip Marroni ad un certo punto parla e diventa scomodo.
Luigi Marroni fa nomi e cognomi, parla di fatti e prove che sono diretti ad accusare gli associati dell’Organizzazione che tremano ma cercano di restare fedeli e vengono per questo premiati e riconfermati, come Saltalamacchia, Del Sette e Lotti.
Marroni, dunque, va fatto fuori perché vige l’omertà nell’Organizzazione.
Lui però non cede. Lo inducono a dimettersi con pressioni e intimidazioni politiche e togliendogli i poteri, esattamente come gli avrebbe detto un componente che l’Organizzazione ha mandato in Consip nel 2016 per ottenere o far ottenere appalti, Carlo Russo.
Poi abbiamo Luigi Ferrara che prima parla e poi fa marcia indietro, si pente verso l’Organizzazione e dunque sconfessa quanto detto prima. E per questo viene allora indagato.
Il movente pubblico dell’Organizzazione per la cacciata di Marroni è che essendo quest’ultimo coinvolto (non penalmente) in una inchiesta, non può garantire il corretto e sereno adempimento dei propri obblighi in una società pubblica come Consip.
Un altro componente di spicco come Luca Lotti invece resta Ministro e anche se indagato per favoreggiamento in favore dell’Organizzazione e rivelazione del segreto ai danni dello Stato, può restare in carica e adempiere con decoro e onore i propri obblighi da Ministro della Repubblica.
Adesso sarà la volta anche di Filippo Vannoni, altro vicino all’Organizzazione, che: o dovrà sconfessare sè stesso e tornare fedele, con il rischio di ritrovarsi però indagato come Luigi Ferrara o collaborerà e confermerà le dichiarazioni del primo interrogatorio dove diceva che il “Capo” cioè Renzi sapeva tutto sin dall’inizio avendogli detto, addirittura, di “stare attento” a Consip.