L’invasione dei conigli cinesi. E no, non è un film

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Ogni settimana ci invadono di nascosto in centomila. Congelati, e molti allevati con un uso indiscriminato di antibiotici. E contribuiscono ad eliminare decine di piccole imprese e di allevamenti italiani.
Non è un film dell’orrore: sono i dati del dilagare, sul mercato italiano, dei conigli importati dalla Cina e da altri Paesi extraeuropei. E come spesso accade per i prodotti alimentari di tali provenienze, spesso i controlli e la qualità del prodotto che arriva in tavola lasciano del tutto a desiderare.
Eppure l’Italia, proprio dopo la Cina, è il secondo paese al mondo nella coniglicoltura, oltre che leader europeo con il 54 per cento della produzione. Come mai ci stiamo lasciando invadere dai prodotti del nostro principale concorrente, abbandonando al fallimento oltre il 40 per cento degli allevamenti italiani e arrivando addirittura ad una carenza nell’offerta nazionale?
Ci chiediamo gli interessi di chi stiano facendo le norme europee, non certo quelle dell’economia italiana e delle nostre aziende. Così come per molte altre produzioni italiane (pensiamo all’olivicoltura), anche la coniglicoltura viene pesantemente colpita nell’indifferenza generale.
Il Movimento 5 Stelle, che alla devastazione della nostra economia non è indifferente, ha depositato diversi atti parlamentari, tutti tesi a tutelare al massimo le produzioni nazionali. Come la Risoluzione 7-00032 Gagnarli.
Abbiamo anche chiesto di tutelare la produzione nazionale con una chiara definizione dell’obbligo dell’indicazione dell’origine e provenienza, ma la risoluzione all’Europa del MoVimento 5 Stelle è stata respinta dalla maggioranza.
Forse al governo piace il film dell’orrore inflitto ai nostri produttori agricoli: a noi no, e non ci arrenderemo.