Ministri in fila alla Trilateral: ma chi scrive davvero il Def?

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Il governo non eletto da nessuno, che non risponde ai cittadini e si inginocchia di fronte alle lobby delle trivelle e delle banche, ama tantissimo frequentare gli oscuri salotti travestiti da think tank, in cui pochi potenti discutono e decidono le sorti del pianeta. E’ lì che i parvenu del Bomba vanno a omaggiare i padroni del mondo e a loro rendono conto su quello che hanno intenzione di fare alla piccola e povera Italia.
Alla recente riunione romana della Trilaterale, l’organizzazione privata fondata nel 1973 da David Rockfeller ed Henry Kissinger, con il sostegno di Gianni Agnelli, c’era il fior fiore del giro renziano: il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, il collega agli Esteri Paolo Gentiloni, poi Yoram Gutgeld, deputato Pd e commissario di governo per la spending review, Andrea Guerra, l’ex ad di Luxottica e successivamente eminenza grigia di Palazzo Chigi per la politica industriale. E non mancavano anche uomini molto vicini al premier come i parlamentari Enzo Amendola, Lia Quartapelle e pure Lapo Pistelli, ora all’Eni.
Durante la Trilateral il fido Gutgeld ha raccontato, con tanto di slide, come funziona la spending review del governo che massacra la sanità e il welfare senza tagliare sprechi e privilegi.
Boschi, invece, ha rassicurato i presenti sulle riforme, spiegando che un Senato non elettivo è roba normale in Europa e che rimangono in piedi tutti i pesi e contrappesi della nostra architettura istituzionale.
Questo governo che bacia la pantofola del grande capitale e prende ordini da lobbisti d’ogni sorta, non può dire quale sia la direzione migliore che il Paese deve prendere. Non è legittimato, in tal senso, a scrivere il Def (Documento di economia e finanza), il testo che traccia le direttrici verso cui ci muoveremo nei prossimi anni.
Ci sono spunti, misure, provvedimenti tratteggiati nel documento che arrivano da un think tank come la Trilaterale? Cosa sono andati a dire davvero i ministri e quali suggerimenti (o ordini) hanno preso alla riunione dello scorso weekend?
Il M5S ne chiede conto all’esecutivo. E lo fa con un’interrogazione alla Camera, in Parlamento, attraverso il massimo consesso democratico italiano. Dopo lo scandalo Trivellopoli e l’atteggiamento del governo emerso dall’indagine di Potenza, il dubbio è lecito.
Ora Palazzo Chigi deve risponderci. Gli italiani vogliono sapere chi li governa davvero.