Jobs Act, 600 milioni di sgravi contributivi dati indebitamente

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Secondo una stima fatta dall’INPS, circa 60 mila aziende hanno percepito gli sgravi contributivi previsti nel Jobs Act illecitamente, per un importo di almeno 600 milioni per il triennio 2015-2017, per le assunzioni di circa 100mila lavoratori che non ne avevano diritto.
Risorse economiche che sono state regalate illecitamente e che ora dovranno essere recuperate dall’INPS.
Lo sgravio oggetto di polemica, infatti, è stato previsto sia per i nuovi contratti, sia per la trasformazione di contratti già esistenti in contratti a tutele crescenti ed ha fatto proliferare una nuova categoria, sino ad oggi inesistente, ovvero, quella dei “furbetti del Jobs Act“. Imprenditori che hanno licenziato lavoratori e chiuso le società per poi riaprirne delle altre riassumendo gli stessi lavoratori, solo al fine di beneficiare dello sgravio. Solo per fare un esempio.
Una problematica che è stata ampiamente annunciata e denunciata dal Movimento 5 stelle, già in fase di discussione del provvedimento e che ben avrebbe potuto essere limitata se il governo e la maggioranza avessero preso in considerazione le nostre proposte emendative dirette a restringere la concessione degli sgravi, proprio al fine di evitare utilizzi impropri.
Il Movimento 5 Stelle, infatti, pur essendo fortemente contrario all’intero impianto del Jobs Act, aveva chiesto di limitare l’utilizzo dell’esonero contributivo solo nel caso di “nuovi assunti” e quindi di effettivo incremento occupazionale, proprio per ridurre i danni, presentando svariati proposte emendative che sono state puntualmente respinte e adesso vediamo le conseguenze.
Ma non solo.
La questione relativa ai “furbetti del Jobs Act” è stata anche oggetto di specifiche interrogazioni parlamentari da parte del M5S, anche perché come era prevedibile, anche questi falsi dati hanno chiaramente contribuito a gonfiare i dati sull’occupazione.
Il Jobs Act è stato un fallimento e questa è l’ennesima conferma.