Terremoto, la protezione civile ci vuole tutti un po’ ingegneri

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Stamattina il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio è stato audito in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati, per fare il punto sulla situazione terremoto.
Il M5S ne ha approfittato per chiedere lumi sulla prevenzione, ed in particolare per saperne di più sui piani comunali, le aree di accoglienza durante le emergenze ed una eventuale supervisione tecnica. Questa è stata la risposta del capo della Protezione Civile:
“I piani di emergenza comunali devono essere certificati dai cittadini, quindi partecipati. Chi deve stabilire la bontà di un’area di accoglienza non può essere altro che la comunità.”
Ora, figuriamoci se come M5S non siamo contenti di tanta attenzione verso la partecipazione del territorio alle decisioni relative alla comunità. Legittimo però è, in questo caso, il sospetto che tanta attenzione nasconda in realtà uno scarico di responsabilità: niente supervisione tecnica, niente esperti, i cittadini (magari quelli di un paesino di 200 anime) dovrebbero insomma decidere da soli dove andare a ricoverarsi in caso di emergenza. Una scuola? Un ospedale? Abbiamo appena constatato come siano tutt’altro che luoghi sicuri. E dove collocare un sistema fognario o idrico di emergenza? Chi dovrà progettarli?
La Protezione Civile non può lavarsene le mani così. Servono piani comunali, e l’individuazione della migliore squadra di tecnici a disposizione di ogni Comune, perché i cittadini possano finalmente non sentirsi più abbandonati prima, durante e dopo le emergenze.