La battaglia M5S per i lavoratori precoci: quarant’anni posson bastare (video)


In questi giorni in Parlamento è in discussione la legge di Bilancio dello Stato, con cui si definisce a chi e come destinare le risorse economiche del Paese.
Alle marchette referendarie di Renzi per il Governatore della Regione Campania De Luca, o ai regaloni in favore della Ryder Cup , noi preferiamo lavorare per le priorità dei cittadini.
Per questo motivo, ci impegniamo a dare una soluzione a quelle persone che sono nel mondo del lavoro da molto, troppo tempo: i cosiddetti lavoratori precoci. Entrati nel mondo del lavoro a 16, 17 anni e con 40, 41 o addirittura 42 anni di contributi sul groppone e nonostante ciò privi dei requisiti pensionistici a causa di una legge infame, la legge Fornero, che ha innalzato in modo insensato l’età pensionabile (legge approvata, tra l’altro, in tempi record da Camera e Senato… E il problema dell’Italia sarebbe il bicameralismo perfetto? Ma questa è un’altra storia).
Spesso si tratta di lavoratori che hanno svolto attività faticose e che di certo non potranno beneficiare della pensione per gli stessi anni per cui hanno contribuito.
Secondo noi 40 anni di lavoro possono bastare per meritarsi il pensionamento, soprattutto se pensiamo ai tassi da record della disoccupazione giovanile, che in alcune aree raggiunge picchi del 65% e ai 107 mila giovani italiani che l’anno scorso hanno deciso di emigrare all’estero.
La classe politica italiana è riuscita negli anni a partorire norme che hanno permesso il pensionamento a migliaia di trentenni e quarantenni, i cosiddetti baby pensionati.
Per non parlare delle pensioni d’oro, per cui l’Italia spende circa 4 miliardi l’anno, dei vitalizi dei politici e degli innumerevoli privilegi della casta. Vi pare giusto che siano le persone che hanno lavorato una vita a dover pagare le conseguenze di queste politiche sciagurate?
Secondo noi, no. Ed è così che abbiamo chiesto al Governo di mettersi una mano sul cuore (e fare un ragionamento sensato) e di abbassare a 40 o al massimo a 41 anni i requisiti contributivi per andare in pensione. In alternativa di restituire a questi lavoratori tutta la grana che hanno versato all’INPS fino ad oggi.
Purtroppo non siamo stati ascoltati: evidentemente l’esecutivo non considera i lavoratori precoci un bacino elettorale interessante per i propri scopi elettorali in vista del 4 dicembre.
Questa è la situazione di un Paese irrazionale che vogliamo cambiare, poiché governato da chi non conosce il mondo reale. Dove tutti i giorni il nonno 66enne, con gli acciacchi, si alza per andare a lavorare. Dove tutti i giorni il nipote 24enne, magari con laurea e master, resta a casa senza occupazione. Sulla scrivania – forse forse – un voucher.