Tim: lavoratori vessati, dirigenza intoccabile. | Question Time M5S

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Non si possono sempre scaricare i rischi di impresa sui lavoratori. La vicenda Tim, praticamente dimenticata dai media, riguarda circa 50mila addetti diretti in Italia e altri 50mila dipendenti delle consociate. Il piano industriale dell’azienda potrebbe addirittura comportare 17mila esuberi, contro i circa 3.300 attesi. Uno sproposito. Mentre, dall’altra parte, bonus e benefit (fino a 55 milioni) alla dirigenza sembrano sempre intoccabili.
Il 6 ottobre scorso il management dell’operatore telefonico ha comunicato ai sindacati che a partire da quest’anno avrebbe disdetto gli accordi collettivi integrativi e si sarebbe avvalso di un contratto aziendale con cui avrebbe torchiato i dipendenti attraverso condizioni peggiorative.
Il 7 febbraio scorso, al ministero del Lavoro, si è svolta una riunione tra azienda e sindacato Uilcom.
In quell’occasione, la società riportava una serie di indicatori economici a sostegno del presunto andamento negativo della redditività e della produttività aziendale, tra i quali: ricavi in calo; costo del lavoro stabile malgrado il ricorso alla solidarietà; contrattazione di secondo livello antistorica o comunque inadeguata a sostenere la produttività.
A quanto risulta dallo stesso nuovo piano industriale, i dati sarebbero in realtà diversi. Negli ultimi cinque anni, infatti, i ricavi hanno conosciuto un incremento pari a circa l’1% annuo. Il costo del lavoro è stato ridotto nel frattempo di circa 11 milioni di euro. E la contrattazione integrativa ha già dato buoni risultati.
E’ stato quindi un pretesto quello che ha condotto Tim a disdettare gli accordi sindacali del 14 e 15 maggio 2008 e a emanare un nuovo regolamento aziendale, che peggiora le condizioni dei dipendenti.
Il M5S ne ha già chiesto conto più volte in Parlamento al ministero del Lavoro. E oggi siamo tornati alla carica, con la portavoce Roberta Lombardi, utilizzando lo strumento del question time in aula: dal nostro punto di vista l’esecutivo, alla luce del piano industriale, dovrebbe sollecitare un tavolo tecnico finalizzato a modificare il modello di gestione aziendale.
I dipendenti non possono e non devono pagare per responsabilità che non attengono al loro operato.
E il governo deve darsi da fare, finalmente, per tutelare davvero i diritti e le prerogative del lavoro.