Governo infila in extremis le trivelle nei parchi: marchetta all’ENI?

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Poche righe, e si ritorna indietro di mesi. Una delle solite “manine magiche” del governo ha infatti reintrodotto una folle norma che avevamo scongiurato, dopo una lunga battaglia, nella versione approvata in commissione ambiente: la possibilità di trivellare nei parchi e nelle aree protette.
La manina ha aggiunto, con il vergognoso articolo 5, poche parolette magiche dall’apparenza innocua, e cioè: “fatte salve le attività estrattive in corso e quelle strettamente conseguenti”. E siccome il diavolo è nei dettagli, tutto ciò significa che possono essere tranquillamente aggiunti pozzi nuovi di servizio a quelli esistenti. Il sì al provvedimento Parchi era condizionato a questo articolo. È sempre la stessa storia, ci ritroviamo sempre alla casella del via: i petrolieri alzano il telefono e il governo ottempera prontamente.
Perfino quell’espressione, “Strettamente conseguenti”, è un altro diabolico dettaglio, insieme a quel modo di scrivere assolutamente non tecnico e non preciso: attività estrattive. Cosa intende il governo? Prospezione? Ricerca? Coltivazione? Sono questi i termini che indicano con precisione l’attività. Invece qui si parla soavemente di “attività estrattiva”, a significare in sintesi: tutto. Tutto è permesso, tutto si può, si potranno riavviare permessi già ottenuti, proseguire con quelli a metà, trivellare e distruggere definitivamente il patrimonio ambientale italiano. Il governo con questo articolo firma un assegno in bianco e lo offre ai petrolieri. Ma quali sono i pozzi esistenti nei parchi? Un piccolo esempio: quelli Eni nel parco della Val D’Agri. Ecco cosa c’è in ballo con quelle poche righe.
Noi voteremo NO, ancora una volta, alla cessione delle aree più preziose del territorio italiano a chi ci fa su i soldi. Voteremo no per amore dei parchi, dell’ambiente, del paesaggio, e per amore della Basilicata. Non ci avrete mai, come volete voi.
Deputati M5S – Comm. Ambiente Camera