WindTre: basta con l’esternalizzazione selvaggia, ecco la proposta M5S

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Le esternalizzazioni selvagge producono soprattutto precarizzazione, compressione dei diritti e del salario, mentre l’azienda abbatte i costi. Siamo di fronte a una piaga ormai troppo diffusa.
I deputati M5S hanno presentato un’interrogazione al Ministero del Lavoro, con la portavoce Roberta Lombardi, che riguarda proprio un’esternalizzazione di WindTre: ovvero la cessione del ramo d’azienda del call center, perfezionata a fine giugno con conseguenze gravi per 916 lavoratori delle sedi di Cagliari, Palermo, Roma e Genova.
A maggio l’azienda enfatizzava la bontà dei dati di bilancio post-fusione e garantiva che l’outsourcing avrebbe migliorato l’assistenza alla clientela. Peccato che invece si siano scaricati i costi dell’accorpamento aziendale sui lavoratori esternalizzati dal core business della società. Ora il Governo deve chiarire le dinamiche del processo industriale che, dopo solo pochi mesi dalla fusione di Wind e Tre, ha portato al trasferimento di un’attività essenziale per una compagnia telefonica come quella di customer care. Dopo l’incontro e il relativo accordo sottoscritto dalle parti a fine giugno saranno più di 600 i lavoratori che verranno ceduti, come una merce, con il ramo d’azienda a Comdata. E non mancano le pressioni per spingere i dipendenti ad accettare la prospettiva di dimissioni incentivate.
Invece il M5S propone disincentivi ad una esternalizzazione, legata alla contestuale cessione di commesse, ‘irresponsabile’ e non necessaria, specie in settori strategici come quello delle tlc. Cedente e cessionario, in questo caso WindTre e Comdata, si potrebbero impegnare a versare in un apposito fondo, con cadenza mensile e per tutta la durata della commessa, una quota pro capite a favore dei ceduti che, in caso di interruzione anticipata della commessa, potrebbero così beneficiare delle somme a titolo di indennizzo, come una sorta di fideiussione. Se la commessa è portata a termine senza soluzione di continuità, allora gli importi versati, con eventuali interessi, possono tornare nella disponibilità di ciascuna azienda.
Una misura di questo genere si combinerebbe con eventuali incentivi, quali ad esempio sgravi contributivi o fiscali, a favore dell’azienda committente. In ogni caso, è necessario che il Governo non perda altro tempo: quasi mille famiglie aspettano.