Enti locali: un massacro scientifico

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La pressione fiscale nei Comuni è salita del 22% negli ultimi 3 anni. È un dato della Corte dei Conti, che nella sua Relazione sulla Finanza locale fotografa la sofferenza quotidiana dei cittadini italiani, vittime sacrificali dell’austerità governativa.
In media le tasse locali hanno pesato nel 2014 per 618,4 euro a persona, contro i 505,5 del 2011. Ad essere più colpiti sono i Comuni medio grandi (dai 60 mila ai 249 mila abitanti) e quelli più grandi (sopra i 250 000 abitanti). Questi ultimi soffrono un carico fiscale medio di 881,94 euro a persona.
Il fenomeno è di semplice interpretazione: l’Europa a trazione finanziaria ingabbia lo Stato italiano nei folli vincoli dell’austerità. Un Governo complice, l’ennesimo, rispetta alla lettera la macelleria sociale dettata dall’alto e scarica sugli Enti locali le responsabilità politiche, tagliando i fondi a Comuni, Province e Regioni. Gli Enti locali, privati di entrate fondamentali, hanno due strade da percorrere per rispettare il Patto di Stabilità interno: tagliare i servizi (privatizzandoli o peggiorandone la qualità) e aumentare tasse e tariffe.
La Corte dei Conti calcola un totale di 40 miliardi di tagli agli Enti locali dal 2008 al 2015 (22 miliardi di minori trasferimenti statali e 17,5 miliardi in meno di finanziamenti per la Sanità, ad esempio attraverso la riduzione dell’Irap, che è una delle principali entrate regionali).
Per i Comuni, in particolare, solo negli ultimi 3 anni (2011-2014) sono stati applicati 8 miliardi di minori trasferimenti statali. I sindaci d’Italia si sono visti costretti ad aumentare nel 2014 del 15,63% le entrate proprie rispetto al 2013, a fronte di un -27,29% di minori trasferimenti statali. Il resto hanno dovuto recuperarlo attraverso privatizzazioni, dismissioni e aumento delle tariffe dei servizi pubblici. Un inutile e criminoso salasso nei confronti dei cittadini, del quale non possono essere incolpati in prima istanza gli amministratori locali, ma una serie di Governi fedeli al modello europeo germanocentrico e neoliberista, incluso evidentemente il Governo attuale.
Vediamo i dati. Questo Governo ha già programmato la morte degli Enti locali, scolpendola nella Legge di Stabilità 2015. Per i Comuni sono previsti altri 6 miliardi di tagli dal 2015 al 2019 (1,2 miliardi l’anno), per le Provincie (mai davvero eliminate, ma affamate) altri 16 miliardi fino al 2018 (4 l’anno) e per le Regioni, infine, altri 12 miliardi di qui al 2019 (12 in tutto). Sommando i minori trasferimenti per tutti gli Enti locali si arriva alla tragica cifra di 34 miliardi di ulteriori tagli nel prossimo futuro.
Cosa rimarrà del nostro benessere? Nulla, mentre sempre più frequenti diventeranno le accuse reciproche fra amministratori locali appartenenti al partito di Governo e aziende pubbliche locali, con queste ultime accusate vigliaccamente di sprechi e inefficienze quando la loro crisi nera deriva dai tagli selvaggi imposti dall’alto.
Siamo davanti al modello delle future privatizzazioni a tappeto dei servizi locali. Prima si tolgono i fondi agli Enti locali e alle municipalizzate, poi si attende che monti la protesta dei cittadini per il basso livello del servizio e, infine, sull’onda dello sdegno comune, si svende l’azienda pubblica locale al miglior offerente privato, spesso e volentieri di provenienza estera.
La partita che vede al centro gli Enti locali è di importanza strategica per il nostro futuro di cittadini italiani. L’Unione europea vede nell’Italia il boccone più prelibato dell’intero Sud Europa. Dopo la svendita delle aziende pubbliche statali il mirino è puntato sulle municipalizzate.
Un Governo che avesse a cuore il benessere e la sovranità popolare rifiuterebbe con orgoglio il suicidio del popolo italiano e invertirebbe la rotta. Non sarà questo Governo a farlo.