Il governo orwelliano “aggiusta” i dati sulla disoccupazione
Il governo ha trovato finalmente il modo per ridurre la disoccupazione. Naturalmente, solo per l’aspetto che gli interessa: quello mediatico.
Infatti a partire da questo mese giornali e TV potranno annunciare senza tema di smentita un crollo della disoccupazione nell’ordine di chissà quanti punti percentuali, con tutto il solito corredo di derisioni ai “gufi” e lodi sperticate al grande condottiero del Paese.
Il trucco c’è ma non si vede, perché è stato furbamente implementato l’antivigilia di Natale, quando tutti badano ad altro. Una semplicissima circolare ministeriale del titolare del dicastero del Lavoro Poletti (quello delle cene romane) ha infatti stabilito che da ora in poi è sufficiente una semplice autocertificazione per dichiarare il proprio stato di inoccupato, senza più l’obbligo di iscrizione ai centri per l’impiego.
Sembra una mossa vòlta a “snellire” (le scuse pronte ci sono sempre), in realtà ciò comporta gravi conseguenze, prima delle quali è l’inquinamento delle statistiche. L’Istat infatti usa i dati sui disoccupati forniti proprio dai Centri per l’Impiego: se non è più obbligatorio iscriversi per ottenere lo status di disoccupato, tali dati non rispecchieranno più proprio un bel nulla. O meglio, rappresenteranno un calo che è solo quello degli iscritti, e non quello dei veri disoccupati.
Ma non solo. Il documento comporta neanche a dirlo il solito regalino ai privati che non manca mai, favorendo il business delle agenzie interinali, e svincola l’erogazione degli ammortizzatori a un vero percorso di formazione e riqualificazione. Tutto il contrario, insomma, del Reddito di Cittadinanza del M5S che non solo valorizza al massimo i Centri per l’Impiego Pubblici, ma lega l’assegno a una reale formazione. E meno male che gli assistenzialisti eravamo noi: la circolare del governo ha tanto il sapore di un bel “toglietevi di torno, prendetevi due lire e zitti” all’indirizzo dei disoccupati, abbandonati alle agenzie private.
Ma per il premier il vero scopo è stato comunque raggiunto: quel che conta è festeggiare “il calo della disoccupazione” al TG delle 20. Il governo alla Orwell continua.