Glifosato: la Francia si ribella. E l’Italia?

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Decine di migliaia di cittadini francesi sono in piazza da giorni per protestare contro la “loi travail”, il job acts in salsa francese imposto dall’UE anche ai cugini d’oltralpe. La Francia è paralizzata da scioperi, blocchi stradali, chiusure, manifestazioni e persino scontri di piazza, ma l’informazione italiana tace, come sempre quando si tratta di notizie scomode.
Scommettiamo allora che né i giornali né le TV, affaccendati sul gossip politico di bassa lega, vorranno informarci su un’altra importantissima notizia arrivata fresca fresca da Parigi: la Francia, ancora prima del tavolo tecnico Ue che oggi deciderà se rinnovare o meno l’autorizzazione dell’uso del glifosato in agricoltura, ha dichiarato che, a prescindere dal verdetto del consesso Ue, vieterà l’uso del pesticida sul proprio territorio nazionale.
Il governo francese, probabilmente sensibile all’opinione pubblica, ha deciso di esercitare la sua sovranità su un argomento solo in apparenza secondario, ma che in realtà riguarda la salute dei cittadini. Il ministro della Salute francese, Touraine, ha dichiarato, a poche ore dall’incontro di oggi, che ‘indipendentemente dai dibattiti sul suo carattere cancerogeno’, ritengono il glifosato un ‘perturbatore endocrino’: un modo per dire “ce ne infischiamo di cosa stabilirà la UE, decidiamo da soli cosa è bene e cosa no per la salute dei francesi”.
Riuscite ad immaginare la Lorenzin che esprime una simile decisa presa di posizione? Esercitare la sovranità, proprio quella che illustri cariche dello Stato italiano ci incoraggiano ogni giorno a cedere, è un’attività mai praticata dai nostri governi. Il MoVimento 5 Stelle chiede allora che per una volta i nostri ministri dell’Agricoltura, Martina, dell’Ambiente, Galletti, e della Salute, Lorenzin, non si limitino a restare seduti a quel tavolo europeo: che si alzino in piedi, esercitando sovranità e dignità, e dichiarino come il loro omologo francese il proprio NO al glifosato.
La salute degli italiani ringrazierebbe, e la loro dignità (per una volta) anche.