Bolkestein, la corte di Giustizia Ue impone le gare. E adesso regole certe!

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Roma, 14 luglio 2016 – “Chi ben legge la direttiva Bolkestein si accorgerà che il governi italiani fino ad oggi hanno solamente perso tempo e lasciato sul filo del rasoio migliaia di Pmi e contemporaneamente garantito gli interessi di poche società di capitali”, commentano i deputati delle commissioni Ambiente e Politiche europee del M5S.
Il cuore della sentenza prevede il divieto alla proroga automatica delle autorizzazioni demaniali marittime e lacuali in essere per attività turistico‑ricreative, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati. Insomma per i giudici della Corte di giustizia europea la proroga automatica prevista in Italia è fuorilegge.
«La proposta operativa, e a nostro avviso anche di responsabilità governativa, è quindi quella di affrontare seriamente la tematica partendo dal coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni anche per fare pressing sulle regioni affinché completino i piani paesaggistici contenenti evidentemente anche la pianificazione demaniale – spiega la deputata M5S Claudia Mannino – al fine di definire immediatamente quello che i margini della direttiva concede: definire quante concessioni si devono avere e si possono rilasciare, definire la durata delle concessione in base a standard comuni».
Il tutto con l’obiettivo di rimodulare ovviamente i canoni demaniali secondo criteri oggettivi che tengano in considerazione la diversità delle nostre coste; aumentare la classificazione delle aree tenendo in considerazione: l’accessibilità, la redditività, l’impatto ambientale, la durata della concessione che non necessariamente deve essere uguale per tutti.
«La preoccupazione degli operatori balneari è chiara – dicono i deputati M5S – Ma per questo chiediamo di inserire nelle modalità di affidamento l’inserimento delle clausole sociali e di limitare l’accentramento delle concessioni alle società di capitali; stabilire a livello ministeriale il numero delle concessioni che le regioni possono rilasciare in base ai loro piani paesaggistici; garantire la rotazione degli affidamenti e perseguire criteri di trasparenza e partecipazione in tutte le fasi di affidamento della concessione».
«In conclusione – spiega il deputato Sergio Battelli – crediamo che il nostro Paese abbia ampi margini di movimento per affrontare e risolvere questa problematica. E adesso, con la sentenza europea, non si può più aspettare oltre».