Ceta, quali studi su rischi per Made in Italy?

cetaeuropa.jpg
Roma, 13 luglio – “Il ministro delle Politiche Agricole, Martina, dica se e quali studi scientifici sono stati condotti al fine di valutare l’impatto delle disposizioni del Ceta sul comparto agricolo e sull’agroalimentare Made in Italy e con quali ‘strumenti di difesa’ s’intenda procedere nel caso in cui le tanto sbandierate promesse di crescita e i reciproci benefici siano disattesi, così come avvenuto per altri accordi internazionali quali il Nafta, tra Stati Uniti e Canada”. E’ questo, in sintesi, il contenuto di un’interrogazione dei deputati del MoVimento 5 Stelle in Commissione Agricoltura al Ministero delle Politiche Agricole a prima firma di Filippo Gallinella. “Ad oggi, mentre la ratifica del Ceta è già giunta in Parlamento, non è possibile stimare le conseguenze dell’armonizzazione delle norme Ue con quelle del Canada né dell’abbattimento delle barriere non tariffarie sugli scambi, come quelle relative alla sicurezza alimentare, in primis il principio di precauzione a tutela della salute dei cittadini che caratterizza le norme europee”, spiega il deputato 5stelle Filippo Gallinella, primo firmatario dell’interrogazione. “Tra gli altri elementi più rischiosi per la tutela dell’agroalimentare Made in Italy, la grande quantità di certificazioni Dop e Igp non tutelate dal Ceta e le posizioni più permissive del Canada sugli Ogm e sull’uso di pesticidi in agricoltura. Un tema che sarà al centro del convegno del MoVimento 5 Stelle ‘Agricoltura del domani’, che si terrà alla Camera domani alle ore 15. Chiediamo al Governo di informa l’opinione pubblica sulle conseguenze del Ceta oltre che i parlamentari che dovranno votarlo”, concludono i 5stelle.