I lavoratori si riprendono le industrie chiuse, il M5S li aiuta

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Forse qualcuno ricorderà un fenomeno che si diffuse in Argentina dopo la grande crisi del 2001, quello delle “Empresas recuperadas por sus trabajadores (Ert)”: aziende e industrie chiuse e abbandonate dai proprietari, ma che spesso conservano ancora i macchinari e magari anche un portafoglio clienti. I lavoratori dapprima le hanno occupate, poi rimesse in funzione assumendosi così in prima persona il rischio di impresa. La prima e più famosa è la fabbrica di Ceramiche Zanon/FaSinPat in Argentina, che oggi impiega 400 operai e tutti soci, mentre in Italia è noto il caso della Ideal Standard.
Esempi come questi hanno visto i lavoratori ergersi a salvatori della propria impresa, a padroni del proprio destino, in un momento in cui la crisi ha spesso sconvolto i rapporti sociali di produzione, le relazioni tra proprietà e forza lavoro.
In gergo tecnico le Ert sono dette “Workers buy out” (Wbo), e tale fenomeno dall’America Latina si è diffuso oggi in tutto il mondo: le cooperative di lavoro sorte da Wbo sono ormai oltre 250 anche in Italia. La sfida è renderle solide e durature, evitando che rappresentino soltanto una soluzione tampone che ritarda di qualche anno i licenziamenti.
Il M5S tiene sempre le antenne dritte su ciò che si muove attorno al mondo del lavoro. Ecco perché in Parlamento, alla Camera, la nostra portavoce Tiziana Ciprini ha presentato una risoluzione che impegna il governo su alcuni punti specifici:
1) scrivere un testo unico in materia di costituzione e agevolazioni per le operazioni di “Workers buy out” che preveda una semplificazione degli strumenti a sostegno delle cooperative di produzione e lavoro che rilevano aziende fallite o in crisi;
2) allargare il microcredito alle società costituite da “Workers buy out” con oltre dieci dipendenti;
3) istituire un tavolo tecnico tra rappresentanti dei Wbo, ministero dello Sviluppo economico, Cooperazione finanza e impresa, Università e tutti i soggetti interessati, tavolo finalizzato a favorire, incentivare, promuovere, sostenere e diffondere le operazioni di Wbo;
4) prevedere, per i lavoratori che ricorrono a interventi di “Workers buy out”, forme di co-partecipazione a finanziamenti alternative all’investimento del loro Trattamento di fine rapporto di lavoro (Tfr);
5) prevedere agevolazioni fiscali anche sui costi energetici sopportati dalle cooperative che nascono da operazioni di Wbo.
La risoluzione è stata depositata a Montecitorio. A breve incontreremo imprese e imprenditori che già si sono mostrati interessati a una proposta concreta per aiutare il lavoro a superare la crisi senza smarrire la propria identità e i propri diritti.
QUI La risoluzione Ciprini sui “Workers buy out”