Parchi, con questa legge addio tutele e caccia in aree protette

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Roma, 28 marzo 2017 – «Questa dei parchi è una legge nata male e uscita peggio. Originata da un ddl (d’Ali) che riguardava fondamentalmente le aree protette di mare su cui si sono stratificati interventi legislativi con lo scopo di aggiornare l’intero impianto della 394. La concezione che pare emergere dalla visione del governo è quella che la funzione prioritaria dei parchi sia quella di avere una resa economica: e se poi i parchi riescono a proteggere in qualche modo anche l’ambiente, tanto meglio», è il commento dei deputati M5S in Commissione Ambiente.
«Addirittura, vengono previste delle compensazioni, a fronte delle quali nelle aree protette si potrà fare quasi di tutto, anche le operazioni più impattanti sull’ambiente, tipo trivellazioni ed estrazione di materiali», sottolinea Mirko Busto deputato M5S in Commissione Ambiente. Che spiega: «Con questa riforma la gestione delle aree protette viene lasciata nelle mani della politica locale: viene estromesso il mondo scientifico e rimane una modesta rappresentanza di quello ambientalista, che deve sempre passare per l’approvazione degli enti locali.
È criminogeno lasciare un parco nazionale in mano a poteri localistici. Per quanto riguarda il presidente dell’Ente che dovrà gestire ogni area protetta, sarà sufficiente una generica qualifica di “persona di comprovata esperienza nelle istituzioni o nelle professioni”. Che vuol dire tutto e niente: più probabile la seconda ipotesi, magari sarà un politico locale».
«Che dire poi della gestione della fauna selvatica? Non è più previsto l’obbligo di applicare i cosiddetti “metodi ecologici” (catture, dissuasione, ecc.) per il loro controllo. Anzi il governo sceglie di lasciare tutto in mano ai cacciatori. Il che significa semplicemente: piombo a volontà.Così come è prevista dalla norma, la questione rischia di trasformarsi facilmente in una forma di attività venatoria camuffata. Caccia nei parchi, qualunque sia il nome tecnico che le si vuole dare».
«Fortunatamente – continua Busto – qualche intervento migliorativo è stato fatto durante l’esame del provvedimento in commissione, ma resta il preoccupante arretramento culturale che consente di trasformare le esigenze di controllo della fauna in una ghiotta occasione per favorire l’attività venatoria. Avremo dunque, una pressione venatoria fortissima, che assedierà l’area protetta».