MPS: “operazione di mercato”? Solo una pioggia di miliardi sprecati


Su Mps e sul sistema bancario il governo va avanti toppa dopo toppa senza risolvere i problemi. Anzi, le falle si ingigantiscono sempre più e le reazioni dei mercati stanno lì a dimostrarlo. Nessuno crede a un’operazione su Montepaschi che soltanto l’esecutivo può avere il coraggio di definire ‘di mercato’. E che in realtà arriva dopo svariati miliardi di soldi pubblici già divorati dalla banca senese, tra cui circa otto di sgravi fiscali.
Ci spieghi Padoan perché le sofferenze delle quattro banche risolute a novembre sono state valutate circa al 17%, poi rettificato al 22%, pur avendo il 56% di garanzie ipotecarie alle spalle, mentre le sofferenze Mps, secondo i piani, dovrebbero essere vendute al 33% del loro valore lordo malgrado a fine 2015 avessero appena il 44% di garanzie reali collaterali? In realtà ai tempi del ‘salva-banchieri’ c’era la precisa volontà politica, da noi più volte denunciata, di far fallire quelle quattro banche e di mettere sul lastrico migliaia di risparmiatori, così come ora c’è la precisa volontà di evitare a tutti i costi la procedura di risoluzione. E’ evidente, infatti, l’impaccio del governo che le tenta tutte per scongiurare un bail-in o un burden sharing che derivano da regole che loro stessi hanno approvato, senza comprenderne la portata destabilizzante.
Il premier dice che il fondo Atlante è la soluzione finale per Mps? La vera soluzione finale è mandare a casa questo governo e rifondare il sistema bancario. E il M5S è l’unico che può riuscirci. Persino la Corte dei conti ha lanciato il suo allarme sull’uso delle risorse della Cassa depositi e prestiti, che è già esposta con la garanzia sul prestito per quattro new bank nate a novembre e ora viene coinvolta in Atlante e Atlante 2. E’ desolante, infatti, vedere oggi le quattro banche ponte con valutazioni di mercato pari ad appena un quarto rispetto alla ricapitalizzazione iniziale. Ricordiamo che Cdp gestisce il risparmio postale degli italiani.
Vedremo adesso come si configurerà l’operazione ‘di mercato’ su Mps che ha visto il premier contro il suo ministro dell’Economia, che a questo punto dovrebbe dimettersi. Per ora spicca soprattutto la pressione del governo sulle casse previdenziali e il tentativo di scippare il futuro previdenziale ai professionisti italiani, già fiaccati dalla crisi. In altre condizioni, con vigilanti riformati e con una separazione netta tra banche d’affari e commerciali come il M5S vuole fare, ci sarebbero le condizioni per un intervento dello Stato nel capitale del Montepaschi. Nazionalizzarlo in modo serio vorrebbe dire fare piazza pulita di una classe manageriale che ha massacrato Mps, fare chiarezza sugli asset deteriorati, rilanciare l’istituto senza un susseguirsi di aumenti di capitale che vengono puntualmente divorati dalle gestioni scriteriate dell’istituto e senza regalare pingui commissioni alle banche d’affari che come squali danzano in massa attorno al moribondo di Siena.
Invece il presidente del Consiglio va a cena con Jamie Dimon, l’amministratore delegato di JP Morgan che veste i panni di salvatore della Patria. Ricordiamo che già in passato la banca Usa aveva investito 490 milioni nel prestito obbligazionario convertibile, il famigerato ‘Fresh 2008’ da 960 milioni che, assieme all’aumento di capitale da 5 miliardi, era servito a finanziare la disastrosa operazione Antonveneta. Tra l’altro, adesso le banche che partecipano al consorzio della ricapitalizzazione non garantiscono di acquistare l’inoptato, dunque vedremo se Mps troverà altri 5 miliardi sul mercato. Il M5S continua a chiedere una commissione di inchiesta su Montepaschi. E punta a una riforma del credito che finalmente ridia fiducia ai risparmiatori. Quella fiducia che il governo tradisce giorno dopo giorno.